Giochi invernali, Russia doping. Norvegia: “Dateci subito il bronzo”

Un giocatore di hockey .
(Bruce Bennet/Pool Photo via AP)

PYEONGCHANG (COREA DEL SUD). – La Russia è di nuovo accerchiata. La positività, confermata anche dal campione B, del giocatore di curling Aleksander Krushelnitckii, ha scatenato il malumore più o meno velato del resto del mondo, soprattutto quello che aveva mal digerito la sanatoria accordata dal Cio agli atleti di Mosca per i Giochi di PyeongChang. A cominciare dalla Norvegia, diretta interessata per il podio del team misto in cui Krushelnitckii, in coppia con sua moglie, aveva vinto il bronzo. Una medaglia già macchiata dal meldonio e che rischia di essere scalata nel medagliere già magro degli Olympic athlets from Russia.

I norvegesi battuti ora reclamano quel bronzo e non vogliono che venga spedito per posta. “Vogliamo la medaglia e ci piacerebbe che venisse fatta una nuova cerimonia di premiazione prima della fine dei Giochi. Siamo stati derubati del nostro momento di gloria” dicono Magnus Nedregotten e Kristin Skaslien, quarti alle spalle del duo russo. “Eravamo arrabbiati. Abbiamo lottato per le Olimpiadi e ci siamo sforzati di raggiungere il nostro obiettivo, che era una medaglia. E’ difficile da accettare di essere stati tagliati fuori dalle luci della ribalta”.

Il curler ancora non è stato ascoltato (udienza fissata il 22), si è però scusato e difeso insieme: “Mi dispiace molto che la storica vittoria del curling russo sia diventata oggetto di uno scandalo del doping, che sta arrecando un danno immenso allo sport russo. Ma allo stesso tempo dico che mai da quando faccio sport ho usato droghe o metodi disonesti.- le parole di Krushelnitckii – Sono contrario al doping, la positività al meldonio è uno choc per me e mia moglie. E’ un colpo duro alla nostra carriera. Ecco perché, come nessun altro, sono interessato a che si faccia luce con un’inchiesta su quanto accaduto” ha aggiunto.

La Russia vuole chiarezza e nonostante tutto spera di poter avere il via libera per la sfilata di chiusura con le divise ufficiali. Una situazione che imbarazza il Cio, pronto a dare l’ok e ora di fronte alla grana doping in virtù della quale sarebbe difficile spiegare al resto del mondo il placet ai russi risultati ancora ‘bari’, nonostante tutta la bufera. La decisione finale sarà presa sabato.

Certo non sono però piaciute le modalità con cui è stato fatto il test ad Alina Zagitova, la baby dei pattini candidata all’oro, costretta a saltare l’allenamento per un controllo incrociato sangue e urine durato oltre quattro ore. La Russia ci ha visto un’operazione poco chiara. Ma i controlli effettuati sono tanti, e tra questi è uscito il terzo positivo finora ai Giochi: il giocatore di hockey della Slovenia, Ziga Jeglic, causa un broncodilatatore di cui non aveva l’esenzione.

E ci sarebbero diversi casi analoghi. Intanto Jeglic, che gioca nel campionato russo, non ha contestato la violazione e non ha voluto le controanalisi: subito sospeso ha lasciato il villaggio olimpico. Dalla Germania, sulle pagine della Suddeutsche Zeitung si critica l’apertura nei confronti dei russi, la benevolenza del presidente Thomas Bach.

La Russia esprime il suo “sincero rammarico per l’accaduto, ma allo stesso tempo non abbiamo risposte su come e quando l’atleta abbia assunto il meldonio, considerando che il test del 22 gennaio era negativo”. Sul caso i russi hanno comunque aperto un’inchiesta.