Vent’anni fa prima bufala sui vaccini: “legati all’autismo”

Studio pubblicato e poi ritirato da Lancet, modello per No-vax

ROMA. – Può essere considerata ‘la madre di tutte le bufale’ sui vaccini, quella da cui è iniziato il movimento no vax come lo conosciamo oggi. Lo studio pseudoscientifico che lega autismo e vaccini è stato pubblicato 20 anni fa, e nonostante la rivista Lancet lo abbia ritirato è ancora tra i più citati da chi avversa le vaccinazioni. La ricerca, pubblicata il 28 febbraio 1998, era stata condotta su 12 bambini.

“La teoria era che il vaccino trivalente per qualche misterioso motivo potesse creare una alterazione della permeabilitá intestinale – spiega Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa – permettendo ad agenti esterni di passare più facilmente la barriera intestinale provocando l’autismo”.

In seguito alla pubblicazione si è avuto subito un calo delle coperture vaccinali in Gran Bretagna, dove solo nel 2012 sono tornate ai livelli ‘pre Wakefield’, e in alcuni paesi del nord Europa, con un aumento dei casi e dei morti soprattutto di morbillo. Negli anni successivi diversi studi dimostrarono che lo studio non aveva basi scientifiche.

“Predisporre degli studi che smentiscano una cosa falsa non è semplicissimo – continua Lopalco, che ha appena pubblicato il libro ‘Informati e vaccinati’ – ci sono voluti degli anni, ma ora sono numerosi e molto solidi scientificamente”.

Negli anni successivi alla pubblicazione, un’indagine condotta dal giornalista del Sunday Times Brian Deer scoprì che Wakefield deteneva un brevetto per un proprio vaccino monovalente, ragione per cui lo studio prendeva di mira invece quello trivalente, e aveva agito sottoponendo gli ignari piccoli pazienti a pratiche invasive inutilmente, motivo principale della radiazione.

L’articolo è stato ritirato ufficialmente nel 2010, e nello stesso anno il medico è stato radiato, anche se ha continuato la sua attività negli Usa e nel resto del mondo. E’ invece una bufala l’affermazione, molto citata dai no vax, che la Corte Suprema britannica avrebbe riabilitato Wakefield nel 2012, mentre la sentenza si riferisce solo a John Walker-Smith, il suo capo dipartimento all’epoca dello studio.

“Lo studio attribuiva il legame con l’autismo al vaccino trivalente – sottolinea Lopalco – ma dopo la smentita l’attenzione del movimento si è spostata sul thimerosal, un adiuvante, che però era usato solo su quello per l’influenza. Ora, visto che il thimerosal non si usa più, viene preso di mira l’alluminio, mentre è una bufala tutta italiana quella che riguarda la presenza e il possibile effetto di nanoparticelle.

Purtroppo a muovere questi movimenti sono persone che hanno interesse ai risarcimenti, un tasto molto sensibile negli Usa ma che anche da noi fino a pochi anni fa aveva un certo peso, o che devono vendere qualche cura ‘miracolosa’ per l’autismo. Finchè ci saranno queste ‘molle’ le teorie verranno propagandate”.

Il nome di Wakefield, che spesso è presente ad iniziative no vax anche nel nostro paese, è tornato alla ribalta in questi giorni in alcune città dove è stato proiettato o è prevista la proiezione del film ‘Vaxxed’, che riassume le sue teorie.

(di Pier David Malloni/ANSA)

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