Industria e prezzi, segni di ripresa. Lavoro resta precario

Istat, fatturato record. Inps, giù lavoro stabile, boom per 'breve'

ROMA. – Dall’industria arrivano segnali di ripresa, anzi di recupero dei livelli pre-crisi. I valori del fatturato a fine 2017 sono i più alti da nove anni, rileva l’Istat. E i ricavi tra gennaio e dicembre sono saliti del 5,1%, non è solo merito dell’export, visto che nell’ultimo mese a trainare vendite e ordini è l’Italia. Intanto, l’inflazione aggiusta un po’ il tiro: la stima per gennaio viene alzata, anche se non si va oltre lo 0,9%.

E ancora, passando al fronte lavoro, il numero delle ore autorizzate di cassa integrazione in un anno risulta quasi dimezzato. Non si arresta invece, stando al monitoraggio dell’Inps sul precariato, l’impennata dei contratti a tempo, che spiega da sola l’aumento dei posti, quasi mezzo milione in più nell’anno che si è appena chiuso.

Alla raffica di numeri e percentuali seguono le reazioni del mondo politico. “Alla facciaccia di chi dice che non abbiamo fatto nulla”, commenta il leader dei dem, Matteo Renzi, convinto che “il più grande spot al Pd lo stanno facendo i dati della crescita economica”. Per il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, la ricetta è chiara: “continuare a giocare in attacco stimolando investimenti” e “in difesa gestendo le transizioni industriali”.

Le cifre sul lavoro accendono invece le opposizioni, secondo Renato Brunetta (Forza Italia) “dai dati dell’Inps arriva una “nuova certificazione del fallimento delle politiche del Jobs Act”. Critico anche Stefano Fassina (Leu): “siamo sempre sotto” la zona euro. Luci e ombre per la Cisl, che con Annamaria Furlan rilancia la necessità di “un patto imprese-sindacati”.

Guardando i numeri, il giro d’affari dell’industria nel 2017 ha segnato il rialzo maggiore dal 2011. Tanto che l’indice, che misura il livello dei ricavi, a dicembre ha toccato il valore più alto da ottobre del 2008. Bene anche gli ordinativi (+6,6%), spia di quello che verrà incassato in futuro. Di certo una spinta alla crescita è venuta dal settore dell’elettronica, con aumenti a doppia cifra sia per fatturato che per commesse.

Andamenti sicuramente “positivi” per il Centro studi di Confindustria, che non esclude sorprese anche sul Pil: “la dinamica dell’economia nel primo trimestre potrebbe rilevarsi superiore alle attese”. Ovviamente un peso non da poco è giocato dai prezzi, avvicinarsi all’obiettivo europeo del 2% aiuterebbe.

Per ora ci fermiamo a metà strada, anche se qualcosa sembra muoversi. Per esempio i prodotti che finiscono nel carrello della spesa salgono dell’1,3%, ben oltre il tasso medio. Inoltre sul risultato finale impattano ancora gli ‘sconti’ registrati per frutta e verdura. A riguardo Coldiretti parla di un vero e proprio “crollo”.

Più complessa la situazione del mercato del lavoro. I posti creati nel corso del 2017 sono pari a 488.000, più di quelli spuntati fuori nel 2016 ma meno del ‘bottino’ del 2015, anno di incentivi pieni. Soprattutto, è quasi esclusivamente merito dei rapporti a tempo determinato (537.000), mentre calano i ‘fissi’ (-117.000).

Ormai, infatti, meno di un’assunzione su quattro è stabile, quota dimezzata rispetto a due anni fa. Non solo, tra i contratti ‘brevi’ l’Inps segnala l’esplosione del lavoro a chiamata (+120%), come, ipotizza, risposta all’addio ai voucher.

C’è però anche una spiegazione per la caduta delle stabilizzazioni, particolarmente acuta a dicembre (-60% le assunzioni a tempo indeterminato): probabilmente gli imprenditori stanno aspettando i nuovi sgravi, i bonus per i giovani scattati da gennaio. Nel frattempo sono aumentate le domande di disoccupazione, sfiorando nel 2017 quota 2 milioni.

(di Marianna Berti/ANSA)