Carceri: voto alle porte, la riforma slitta in Consiglio dei Ministri

Interno del carcere di Rebibbia di Roma in una foto d'archivio. Detenuti
Interno del carcere di Rebibbia di Roma in una foto d'archivio. ANSA / ALESSANDO DI MEO

ROMA. – Doveva coronare l’iter di riforme del ministro della Giustizia Orlando, il nuovo ordinamento penitenziario approdato in Consiglio dei ministri. Ma il testo è finito in stand by, lasciando Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti, “deluso per una capacità di risposta che è mancata”, e sollevando critiche dalle associazioni a favore dei diritti dei detenuti.

Uno stop che sa di mossa elettorale, perché col voto alle porte poteva risultare scomodo approvare un provvedimento che la Lega ribattezza “svuota-carceri” e che giusto mezzora prima dell’avvio del Cdm, Salvini definisce “una follia” che “lascia liberi migliaia di spacciatori”.

Il decreto attuativo, in realtà, non apre indiscriminatamente le celle; ridisegna l’espiazione della pena ampliando la possibilità di accedere a misure alternative al carcere. Un progetto raffinato. Forse troppo, a 10 giorni dalle politiche, quando è caccia all’ultimo voto.

“Del decreto in Cdm non si è discusso, è in corso una riflessione per sottoporre alle Camere, in terza lettura, un testo condiviso”, fanno sapere dal ministero, i cui uffici lavorano ora per “migliorare la selezione dei reati gravi la cui condanna comporti la preclusione a determinati benefici penitenziari”.

Quei benefici che avevano fatto arricciare il naso alla commissione Giustizia del Senato, che infatti aveva chiesto modifiche. Ma il tentativo di far approvare il testo in Cdm senza quei cambiamenti, non è passato. La concessione di maggiori benefici, sebbene tramite il via libera di un giudice, aveva lasciato perplessi, nelle ultime settimane, anche alcuni magistrati. Lo stesso Cafiero De Raho, nuovo procuratore nazionale antimafia, aveva mosso rilievi. Il timore era che alcune maglie potessero allentarsi anche per i mafiosi al 41bis.

Ora la sorte del testo è appesa a un filo. Orlando non è venuto in conferenza stampa dopo il Cdm. Lo ha fatto il premier Gentiloni, per annunciare che in materia carceraria è stato dato il primo ok ad altri tre decreti, “efficaci contro le recidive”, su giustizia riparativa, lavoro e minorenni. Quello su ordinamento e benefici penitenziari slitta.

Ma ormai si vota: anche Gentiloni ha detto che quello di oggi era “probabilmente l’ultimo Cdm”. In extremis, si può trovare tempo per tutto. Oppure, come suggeriscono i Garanti regionali, serve un Cdm straordinario post-voto entro il 23 marzo. Ma a quel punto “mi auguro non prevalgano questioni di opportunità politica”, osserva realisticamente Palma. Per questo la Radicale Rita Bernardini, da 31 giorni in sciopero della fame, afferma che la riforma “è stata messa ipocritamente nel cassetto” e Patrizio Gonnella di Antigone parla “di occasione storica mancata”.

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