Strage infinita nella Ghuta, all’Onu si tratta la tregua

La risoluzione al Consiglio. Russia avverte, non sia contro Assad

BEIRUT. – I civili continuano a morire sotto i bombardamenti governativi siriani nella Ghuta orientale, mentre all’Onu si discute su una possibile risoluzione per un cessate il fuoco per portare soccorso alle popolazioni di questa e di altre regioni dove continua ad infuriare la guerra civile in Siria, giunta al settimo anno.

La Russia ha detto ‘no’ a una prima bozza di documento presentata da Kuwait e Svezia, con l’appoggio degli Usa, che prevedeva una tregua di 30 giorni e l’accesso agli aiuti umanitari. Sin dall’inizio della giornata, del resto, il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, aveva tirato il freno sulla proposta, affermando di temere che il vero obiettivo dei Paesi occidentali fosse la destituzione del presidente Bashar al Assad.

Il Comitato della Croce rossa internazionale, che si dice “scioccato” dai livelli di violenza raggiunti negli ultimi giorni nella Ghuta, afferma di essere pronto a fare arrivare un convoglio con cibo, medicinali e materiale sanitario per i 400.000 civili intrappolati nell’enclave ribelle assediata, ma di non avere il permesso delle autorità di Damasco.

I bombardamenti non si sono fermati. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), le forze governative hanno nuovamente martellato la regione uccidendo 21 civili, 13 dei quali nella cittadina di Duma, circa 15 chilometri dalla capitale. Secondo la stessa fonte, durante l’escalation cominciata domenica i morti sono stati circa 400, di cui 94 minorenni, tra bambini e adolescenti.

Dopo diversi giorni anche gli Usa hanno rotto il silenzio, condannando quelli che hanno definito i bombardamenti “contro il popolo siriano” da parte di “Russia e del regime di Assad”. Mentre Mosca, da sempre vicina al regime, dice di non opporsi in principio ad una tregua umanitaria, purché escluda gruppi “terroristi”. Cioè l’Isis, ma anche i qaedisti di Al Nusra, che nella Ghuta hanno una presenza limitata, e “i gruppi che collaborano con loro”.

“I nostri partner occidentali – ha aggiunto Lavrov – non vogliono purtroppo escludere in maniera decisa i terroristi dal regime della tregua e questo suscita certe domande”. Cioè, a suo avviso, se gli occidentali siano veramente interessati alla sorte dei civili o non vogliano piuttosto addossare “tutti i torti al governo e passare così al piano B, ovvero abbattere il regime di Damasco”.

Allo stesso tempo Mosca sembra intenzionata a rafforzare la sua presenza militare. Secondo notizie di media russi, nuovi aerei sarebbero stati dislocati nei giorni scorsi nella base di Khmeimim, nella provincia di Latakia, tra i quali due caccia SU-57 di quinta generazione, ovvero con tecnologia stealth.

Nel nord della Siria, nel frattempo, altri “500 combattenti” filo-governativi sono giunti nella città curda di Afrin per cercare di dare man forte alle milizie curde dell’Ypg contro un’offensiva della Turchia, secondo quanto riferisce il quotidiano governativo siriano Al Watan.

E la televisione siriana ha mostrato immagini di centinaia di persone che si sono radunate sulla principale piazza della città per festeggiare l’arrivo dei miliziani, innalzando fotografie di Assad. L’agenzia Sana, da parte sua, ha accusato la Coalizione internazionale a guida Usa di avere ucciso 12 civili in un bombardamento aereo compiuto ieri sera sulla cittadina di Hajin, nell’est della provincia di Deyr az Zor, dove l’Isis controlla ancora alcuni territori verso la frontiera con l’Iraq.

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