Firmato il contratto della Sanità, 85 euro di aumento

A marzo a 550.000. No da sindacati autonomi infermieri, in sciopero

ROMA. – Dopo un’attesa lunga circa dieci anni, arriva il nuovo contratto dei lavoratori della Sanità, che porterà in busta paga, a partire dal primo marzo, un aumento medio di 85 euro al mese per 550.000 professionisti, dagli infermieri ai tecnici. La pre-intesa per il rinnovo del contratto nazionale della Sanità pubblica per il periodo 2016/2018 è stata siglata nella sede dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran).

Ma l’accordo – che ha avuto il via libera dai sindacati confederali – non è stato firmato dai sindacati autonomi degli infermieri Nursing-up e Nursind, che oggi hanno scioperato in tutta Italia. Soddisfatto il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia: si è “concluso – ha commentato in un tweet – un percorso a cui stiamo lavorando da quattro anni: il rinnovo del contratto, fermo da quasi 10 anni, di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici”.

Con il comparto della Sanità, infatti, si completano gli accordi per i rinnovi in tutto il pubblico impiego. Per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, “si tratta di un passo importante per restituire la dignità a migliaia di professionisti che ogni giorno lavorano nel nostro Servizio sanitario nazionale e garantiscono la salute dei nostri cittadini”. Adesso, assicura il ministro, “andiamo avanti anche per i medici”.

“Prima di tutto il lavoro”, è il commento del ministro e vicesegretario Pd Maurizio Martina. Parla di “un’altra bella giornata per la contrattazione, per il sindacato ed il paese” la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, mentre la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, sottolinea come con il contratto della Sanità “si raggiunge un risultato estremamente importante: si torna al regime di orario che prevede il riposo”.

Un “segnale importante – commenta inoltre il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini – dopo l’accordo raggiunto per il riparto del fondo sanitario, che assicura comunque dal 1/o gennaio 2019 l’incremento di un miliardo delle risorse destinate al Servizio sanitario”.

A sottolineare i “sostanziali miglioramenti” del nuovo contratto è pure la Fp-Cgil, rilevando come tra i punti principali dell’intesa sia stato raggiunto l’obiettivo di erogare per il 2018 aumenti retributivi fino a 95 euro mensili, con l’arrivo anche degli arretrati del 2016 e 2017.

Ed ancora: “niente deroghe sui riposi, rispettato l’orario di lavoro ed estensione, da subito, del sistema indennitario agli operatori socio-sanitari e agli assistenti sociali” sono, sottolinea il sindacato, altri obiettivi raggiunti. Soddisfazione non condivisa, però, dai sindacati autonomi degli infermieri Nursing-up e Nursind, che non hanno firmato l’accordo per il rinnovo del contratto: si tratta, affermano, di un contratto “al ribasso”, di un testo “irricevibile e un mero contratto politico. Per tacere – commentano – delle scadenze elettorali, che hanno impresso un’incredibile accelerazione al tavolo”.

Per questo, i due sindacati hanno indetto per oggi una giornata di sciopero nazionale che, rendono noto, “ha registrato un’adesione dell’80%”. Circa “200mila infermieri – afferma il presidente Nursing up Antonio De Palma – hanno incrociato le braccia e in moltissimi ospedali si è registrato il blocco delle sale operatorie, con oltre 65.000 procedure assistenziali saltate ed interventi chirurgici sospesi, ad esclusione delle urgenze”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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