Fisco: tra cittadini e Erario 50 miliardi di liti pendenti

Ufficiale della Guardia di Finanza controlla una dichiarazione del fisco.
Ufficiale della Guardia di Finanza controlla una dichiarazione del fisco.

ROMA. – Liti “di massa”. La definizione calza a pennello al contenzioso tributario, ovvero alle cause tra contribuenti ed Erario che Silvio Berlusconi vorrebbe smaltire una volta per tutte con una maxi sanatoria e che continuano a portare all’attenzione dei magistrati tra i 200.000 e i 300.000 procedimenti l’anno. Tanti da lasciare ad oggi pendenti in giudizio processi per oltre 50 miliardi di euro.

Secondo i dati del Consiglio della giustizia tributaria, nel corso del 2017 la giurisdizione tributaria ha deliberato oltre 260 mila giudizi (poco meno di 203 mila in primo grado e circa 59 mila in secondo) per un valore complessivo di 30,7 miliardi. I procedimenti pendenti al 31 dicembre erano invece circa 417 mila, per un valore che sfiorava per l’appunto i 50,4 miliardi.

L’obbligo di mediazione scattato per i contenziosi sotto i 50.000 euro ha notevolmente ridotto i ricorsi in primo grado e quindi anche in appello, con una diminuzione del 20%, ma il flusso resta più che sostanzioso, un po’ per le abitudini tutte italiche alla litigiosità, un po’, sostengono alcuni, per le aspettative di condoni più o meno evidenti create di volta in volta dalla politica, che spingono i cittadini a non pagare e a impugnare in attesa di un eventuale ‘sconto’.

Il peso si sente anche in Cassazione, dove un terzo dei processi presentati nel 2017 nel ramo civile è di carattere tributario (11.000 ricorsi su un totale di circa 30.000). “E’ evidente che non si tratta di una materia di nicchia – ha sottolineato il presidente della Corte, Giovanni Mammone – ma estremamente importante, anche in termini di risorse, per la collettività”.

Nonostante ciò, ha lamentato il presidente del Consiglio Mario Cavallaro, “l’attenzione del legislatore alle problematiche della giurisdizione tributaria è stata insoddisfacente” e “i più volte annunciati tavoli, tecnici o politici che fossero, si sono a qualsiasi livello rivelati privi delle gambe per fare anche un solo passo avanti”.

Necessari sarebbero percorsi di formazione permanente, la generalizzazione del giudice monocratico di primo grado per gli affari di minor valore, la redistribuzione degli organici sul territorio e la rivisitazione del sistema dei compensi, giudicato “farraginoso e inefficace”.

Ma molti punti, pur toccati dalla delega fiscale, sono rimasti inattuati o sono stati oggetto di interventi contraddittori. L’auspicio è che sia quindi il nuovo Parlamento ad avere “sensibilità ed attento ascolto”.

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