Frena industria Cina e Giappone, Pechino contro Usa

Cina
Ministero Commercio, 'misure necessarie' di tutela dopo alluminio

PECHINO. – Cina e Giappone vedono il comparto industriale frenare nel primo scorcio del 2018. L’indice Pmi manifatturiero della seconda economia mondiale ha avuto un calo oltre le attese a febbraio a 50,3, restando nel ciclo espansivo sopra quota 50, ma scivolando ai minimi da luglio 2016, rispetto a 51,3 di gennaio e 51,2 stimato dagli analisti. Il trend, secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica, ha scontato i minori giorni lavorativi sullo stesso periodo del 2017 per la festività del Capodanno lunare, ma ha pur sempre evidenziato un calo per il terzo mese di fila.

Deboli produzione (50,7 da 53,5 di gennaio), nuovi ordini (51 da 52,6) e occupazione, giù per l’11/mo mese di fila (a 48,1 da 48,3). In rallentamento anche il non manifatturiero sceso a 54,4, da 55,3 di gennaio e contro attese a 55. Intorno al Capodanno lunare “è tradizionalmente operativo un rallentamento. Le imprese riducono la produzione e l’attività sui mercati si indebolisce”, ha spiegato Zhao Qinghe, funzionario dell’Ufficio.

Il calo marcato, tuttavia, potrebbe per gli economisti anche nascondere altri fattori, tra cui la drastica campagna contro l’inquinamento che ha colpito le attività cosiddette inquinanti.

In Giappone, invece, la produzione industriale di gennaio ha avuto un tonfo del 6,6% su dicembre, tanto ampio da costringere il governo a rivedere per la prima volta in oltre due anni le stime e a rimandare a marzo 2011 quando con la catena produttiva fu spezzata dal terremoto del Tohoku e dai conseguenti tsunami e crisi di nucleare di Fukushima fecero registrare un -16,5%.

Il ministero della’Economia e dell’Industria ha motivato il tonfo inatteso come conseguenza del dicembre eccezionalmente forte e della riduzione dell’export di auto verso gli Usa: a febbraio c’è l’attesa di un rimbalzo a +9% e poi un contraccolpo a marzo a -2,7%. In ogni caso, secondo Takeshi Minami, capo economista al Norinchukin Research Institute, “l’andamento al rialzo della produzione continuerà nel 2018”.

La Cina, alle prese col braccio di ferro commerciale con gli Usa, si è dichiarata “fortemente insoddisfatta” per i dazi anti-dumping e anti-sussidi all’import di suoi prodotti in alluminio da parte del Dipartimento del Commercio americano assicurando “misure necessarie” di tutela.

Wang Hejun, a capo dell’Ufficio rimedi commerciali e d’indagine del ministero del Commercio ha lamentato in una nota che Washington tratta come “economia non di mercato” la Cina violando il protocollo per l’adesione al Wto. Liu He, membro del Politburo del Pcc e direttore del Gruppo di advisor economici, è in missione negli Usa: al più stretto consigliere economico del presidente Xi Jinping il compito di provare a stabilizzare i rapporti.

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