Scontro Berlusconi-Salvini, è muro contro muro su leadership

Berlusconi ribadisce che il peso di FI è determinante

ROMA. – Si inasprisce il duello tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sulla leadership del centrodestra, nel giorno in cui la leader di Fratelli d’Italia vola a Budapest per incontrare il premier ungherese Viktor Orbàn. A pochi giorni dal voto, il Cavaliere fa sapere che in caso di nuove elezioni, tra un anno, sarà disposto a un’ennesima discesa in campo come candidato premier. “Solo io – assicura – posso fermare la setta dei M5S”.

Di contro, il segretario leghista annuncia che il Carroccio è oltre il 15%, e sarà la prima forza della coalizione. “La Lega vincerà e io sarò il premier”, afferma stentoreo. Quindi, è il suo appello, meglio pensare prima a vincere le elezioni di domenica che ipotizzare scenari di leadership nel 2019.

Sarcastica la replica di Berlusconi: “I due Matteo, Renzi e Salvini sono bravi belli e chiacchieroni…”. Ambedue bocciano ogni ipotesi di larghe intese e sono convinti che il centrodestra domenica conquisterà la maggioranza, ma la sintonia tra loro finisce qui.

Archiviata l’idea di organizzare una grande manifestazione di piazza, un palco unitario, in queste ultime battute di campagna elettorale i tre leader si troveranno assieme solo domani, nel Tempio di Adriano. Nessun bagno di folla, ma un appuntamento, al chiuso, che si annuncia poco più che una photo opportunity e un appello al voto.

Scelta che non scuote per nulla Matteo Salvini: “Noi del centrodestra – osserva a Matrix – non siamo mica un gruppo musicale, non siamo i Pooh che devono cantare sempre assieme. Io poi sono stonato…Ma quello che conta è che abbiamo un programma comune”.

Il programma sarà anche lo stesso, ma le idee, restano molto diverse. Un tema di divisione resta l’Europa. Se Berlusconi assicura che avrà il ruolo di “garante del nuovo governo” nei confronti delle istituzioni europee, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni sposa convintamente le posizioni radicali di Orban, soprattutto in tema di migrazione. E più in generale le tesi sostenute dal gruppo di Paesi dell’Europa dell’est fortemente critiche nei confronti della Commissione Ue.

“Se vinciamo noi – osserva – l’Italia dovrà dialogare più con il gruppo di Visegrad (n.d.r è la città dove si sancì il patto tra Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) piuttosto che con l’asse franco-tedesco che comanda ora a Bruxelles”. Per lei il governo di Orban è un modello per tutto il centrodestra: “Vogliamo copiare la lotta all’immigrazione incontrollata, la difesa delle radici cristiane dell’Ue, la revisione dei trattati europei per dare più sovranità agli Stati”.

(di Marcello Campo/ANSA)