Cara prof di Torino, lettera orfano commuove l’Italia

Figlio carabiniere ucciso in rapina, oltre 4 milioni di visualizzazioni su Fb

ROMA. – Ha ottenuto oltre 4 milioni di visualizzazioni (4 milioni e 200mila) sul profilo Facebook dell’Arma dei carabinieri: è la ‘lettera aperta’ che Michele Fezzuoglio, orfano di un carabiniere ucciso in servizio ad Umbertide, in Umbria, ha scritto alla maestra elementare torinese indagata per aver inveito contro le forze dell’ordine. Una lettera commovente che ha ricevuto 66.700 like, 6.100 commenti (quasi tutti di sostegno), 43.300 condivisioni.

L’Arma dei Carabinieri, su Facebook, introduce così il post di Michele. “Era il 2006. Il piccolo Michele Fezzuoglio aveva solo sei mesi quando il padre Donato, Carabiniere Scelto, fu ucciso nel tentativo di sventare una rapina. Oggi quello stesso bambino, venuto a conoscenza dell’augurio di morte rivolto da un’insegnante di Torino alle forze di polizia, a margine di una manifestazione, ha scelto di rispondere con una lettera pubblica, che qui condividiamo.

Non si tratta di un messaggio di rancore, bensì di un’espressione di emozione e nostalgia; di un’apertura al dialogo, che fa commuovere, riflettere e che ci rende orgogliosi. Ci sentiamo in dovere di condividerla. Questo il testo della lettera.

“Buonasera prof, mi chiamo Michele, non le nascondo che sono un po’ arrabbiato con lei. Oggi le faccio conoscere qualcosa di me e del posto dove vivo. Mi stringa forte la mano, ci troviamo ad Umbertide esattamente in via Andreani, si guardi intorno, osservi com’è tranquilla la cittadina. 12 anni fa alla sua destra c’era una banca, scattò l’allarme per rapina, arrivò la pattuglia del 112, i due carabinieri corsero in aiuto a cittadini in pericolo. Alcuni rapinatori rimasti fuori spararono alle spalle di papà e morì.

Mi stringa la mano e si guardi intorno, li c’è una targa con delle corone, lì invece una fioriera voluta da tanta gente di cuore con disegnato il tricolore. Venga andiamo in via xxxxxxx, in questa casa ci abito con la mamma, la osservi, sopra quel mobile c’è un berretto, lo stesso che era sopra la bara avvolta nel tricolore il giorno del funerale di mio padre, guardi quante foto, attestati ed encomi, sono tutti di mio padre, li ha ricevuti sia in vita che dopo.

Senta anche che silenzio, se ci fosse stato papà sarebbe stata una casa rumorosa, avrei avuto un fratello o una sorella o entrambi. Venga prof, le faccio vedere dove dormiva mio padre, il suo armadio, le sue cose. Guardi queste scatole, sono piene di lettere, scritte da tanti Italiani per dimostrare affetto a mio padre, all’Arma dei Carabinieri, alla mia famiglia, ma soprattutto a me che allora avevo solo 6 mesi.

Ora la porto nella mia seconda casa. Ci dobbiamo spostare di qualche chilometro (…). Siamo arrivati, si è resa conto che siamo in un cimitero? Eccola la mia seconda casa. Ora le racconto alcuni episodi, avevo 4 anni e mezzo quando ho imparato a leggere i nomi scritti in stampatello sulle lapidi dei defunti.

Qui sono arrivato in bici per mostrarla a mio padre, ancora, le dirò di quando sono entrato con 2 papere, con il cane, ho portato disegni e oltre i fiori porto regali. Prof ora le chiedo di poggiare la sua mano su questa tomba, pensi il freddo delle mie labbra quando bacio papà.

Quante cose avrei da raccontarle prof (…) faccio tanto fatica a scuola quando in alcuni periodi sento di più la sua assenza, fortuna i suoi colleghi insegnanti capiscono quell’alunno che a volte si distrae per non piangere o che ride per soffocare un brutto pensiero.

Basta prof, la lascio tornare a casa, nel tragitto rifletta della lezione noiosa. Quando è arrivata guardi negli occhi suo padre e lo abbracci. Intanto io scrivo al Ministro, non per farla punire, ma per darle dei consigli. Vorrei mai più manifestazioni che incitano violenza, chi parla dovrebbe evitare parole che uccidono quanto quel proiettile di kalashnikov sparato alle spalle di quel carabiniere che per me voleva un mondo a colori. Arrivederci prof. Buon rientro”.