La forma dell’acqua, una favola da quattro Oscar

Guillermo del Toro: "L'immaginazione è una porta, apritela e entrate". EPA/PAUL BUCK

ROMA. – Una vera e propria favola che incanta e fa sognare questo ‘La forma dell’acqua’ (The Shape of Water) di Guillermo Del Toro, già Leone d’Oro alla 74/ma Mostra di Venezia e stasera vincitore di ben quattro Oscar tra cui i due più importanti: miglior film e regia. A cui si aggiungono quelli della scenografia (a Paul D. Austerberry,Jeffrey A. Melvin e Shane Vieau) e quello della miglior colonna sonora originale ad Alexandre Desplat.

Un vero trionfo per il regista messicano che nel ricevere il premio più ambito, quello di miglior film, dice con commozione: ”Sono cresciuto in Messico e ammiravo i film stranieri come E.T. o quelli di Frank Capra. E solo pochi giorni fa mi sono detto: se ti trovi sul podio non dimenticare che fai parte di un lignaggio di cineasti e così voglio dedicare questo premio ai giovani registi che ci fanno vedere tante cose nuove. Ero un bambino – ribadisce il regista -, abitavo in Messico e non pensavo che mai mi sarebbe successo tutto questo, ma ci sono persone che sognano e con questi sogni si può parlare anche di cose reali se si ha immaginazione. Quest’ultima è una porta: apritela ed entrate”.

Il film con Sally Hawkins (candidata come miglior attrice), Michael Shannon, Richard Jenkins (candidato come miglior attore non protagonista), Doug Jones, Michael Stuhlbarg e Octavia Spencer (candidata come attrice non protagonista) ci porta negli Stati Uniti del 1963 in piena guerra fredda.

Ed esattamente in un laboratorio del governo americano, che sembra disegnato per un fumetto di supereroi, dove è racchiuso un misterioso uomo-pesce. Qui troviamo Elisa la straordinaria attrice inglese Sally Hawkins algida e sexy allo stesso tempo, una donna delle pulizie muta (“la principessa senza voce”) che, con efficienza, va su e giù per il laboratorio insieme alla sua amica di colore Zelda (Octavia Spencer).

Ma in questa struttura, dove a capo della sicurezza c’è il cinico ed azzimato Strickland (Michael Shannon), nasce comunque l’amore. Un amore tra due esseri singolari, due ‘diversi’: la creatura acquatica, dio-pesce-antropomorfo, (identico a ‘Il mostro della laguna nera’, film del 1954 di Jack Arnold) e l’impacciata Elisa.

Lei comincia a portargli di nascosto delle uova, di cui l’uomo-pesce è ghiotto, e lentamente, tra i due nasce qualcosa di più profondo come capita spesso a chi si trova, anche se per motivi diversi, ai margini. Un amore che, teneramente, è anche consumato in tutta la sua pienezza (per farlo la coppia deve riempire d’acqua la stanza da bagno).

(di Francesco Gallo/ANSA)