Astori, Dani Alves choc: “Non turbato, muoiono tanti bambini…”

Il brasiliano ex Juve: "Non turbato, muoiono tanti bambini..". (ANSA/AP Photo/Francois Mori)

ROMA. – C’è il dolore, c’è il ricordo ma ci sono anche l’immancabile idiozia e un po’ di indifferenza il giorno dopo l’immatura e dolorosa scomparsa dio Davide Astori. Se l’Uefa sceglie la forma più solenne – 1′ di silenzio prima di ogni gara di Champions League ed Europa League in programma questa settimana – per onorare la memoria del capitano della Fiorentina e azzurro che sarà salutato dai tifosi mercoledì a Coverciano, dove sarà allestita la camera ardente, e l’indomani nella Basilica di Santa Croce a Firenze per i funerali solenni, se i club di Serie A gli hanno dedicato un lungo applauso aprendo la riunione della Lega, la tragica morte di Davide Astori scopre anche pagine meno nobili.

E’ il caso del macabro striscione (“Perché Astori e non Masiello?”) apparso nella notte a Bari, e affisso da persone non ancora identificate, su un ponte della tangenziale, presso lo svincolo del quartiere Poggiofranco. Un riferimento diretto alla vicenda dell’ex difensore dei ‘galletti’, ora all’Atalanta, protagonista in negativo della storia recente del club biancorosso, in quanto ritenuto coinvolto della combine (sanzionata dalla giustizia sportiva) nel derby Bari-Lecce del 15 maggio del 2011, allorchè segnò un autogol nella porta di Gillet.

Meno raccapricciante, ma certamente non meno edificante anche il commento dell’ex Barcellona e Juventus, Dani Alves, che ha detto di “non essere turbato più di tanto, perché non lo conoscevamo molto”, della scomparsa del collega viola. “Sono addolorato per la sua famiglia – ha aggiunto il laterale brasiliano oggi in forza al Psg – Penso che Davide abbia fatto quel che doveva in questo mondo caotico e che ormai sia in un mondo migliore. Nel mondo però ogni giorno muoiono di fame migliaia di bambini che non ricevono altrettanta attenzione. E sono invece altrettanto importanti. Tutti dobbiamo morire prima o poi perché siamo di passaggio. Magari siamo tristi, ma non di certo come i suoi familiari”, ha concluso.