Ue scossa si affida a Mattarella. I populisti esultano

Berlino auspica 'governo stabile'. Macron: 'Problema migranti'

BRUXELLES. – Adesso che le elezioni italiane hanno materializzato tutte le loro paure più profonde, le istituzioni europee si chiudono a riflettere in silenzio. Bruxelles lancia solo due messaggi. Il primo è per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel quale ripone ogni fiducia perché faccia nascere un Governo “stabile”. Il secondo è per tenere buoni i mercati: “Keep calm and carry on”, restate calmi e andate avanti, il motto affisso sui muri di Londra dal Governo britannico nel 1939 per tenere alto il morale della popolazione sotto i bombardamenti tedeschi.

Mutatis mutandis, l’aria che tira nei corridoi è carica di una tensione simile: un’attesa con troppe incognite, e la paura di ritrovarsi a dialogare con un Governo Lega-5 stelle che si metta di traverso su ogni decisione comunitaria. Anche Francia e Germania, altrettanto scosse dal sorprendente risultato dei partiti anti-sistema ed euroscettici in uno dei Paesi fondatori dell’Ue, guardano a Mattarella e confidano nella sua figura di garante.

Con la speranza che trovi un equilibrio tra le forze politiche in grado di preservare il ruolo che l’Italia ha giocato fino ad oggi in Europa. “L’Italia è un Paese profondamente amico e partner e ci auguriamo un governo stabile per il benessere del Paese e dell’Europa”, ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ricordando appunto quella responsabilità che Roma ha nei confronti dell’Europa.

Il presidente Macron si spinge anche ad un’analisi del voto, che non assegna le colpe ai socialisti. “Nel mondo in cui viviamo, si possono difendere delle belle idee, ma non si possono difendere facendo astrazione dalla brutalità del contesto. E oggi l’Italia ha indubbiamente sofferto della pressione in cui vive da mesi e mesi, incluso un contesto di forte pressione migratoria. Dobbiamo tenerlo a mente”, ha detto durante una conferenza stampa.

Del resto il ‘terremoto’ italiano, sebbene non prevedibile nelle sue effettive dimensioni, riflette una tendenza europea. Il declino della sinistra, l’indebolimento dei partiti di centro, l’inasprimento delle posizioni nazionaliste ed anti-europee sono tutti fenomeni che già da qualche anno agitano il sonno dei leader europei. I quali, fino ad oggi, erano almeno convinti di essere riusciti ad arginare il contagio nei grandi Paesi. Gli ‘estremisti’ con cui è difficile confrontarsi al tavolo del Consiglio europeo sono tutti ad Est.

Ora che uno dei big ha cambiato pelle, anche gli equilibri tra i 27 evolveranno. Il rischio più evidente, sottolineano fonti europee, è che l’Italia venga fatta fuori dall’asse franco-tedesco, e quindi isolata dall’Europa che conta e dai dossier di peso. Non sono solo decisioni strategiche sul futuro delle riforme europee, ma anche dossier che toccano nel vivo l’economia, come quello degli investimenti collegati alla politica di difesa comune.

Al momento Roma siede a quel tavolo con Parigi e Berlino: perdendo il posto, perderebbe anche l’accesso privilegiato a decisioni che muoveranno miliardi di investimenti in Europa. Per ora comunque, a parte l’esultanza dei populisti (Le Pen e Wilders in testa), il resto d’Europa resta a guardare. Cercando di fare meno rumore possibile per non alimentare allarmismi soprattutto sui mercati.

Mercoledì si capirà se la strategia regge: la Commissione pubblicherà il nuovo rapporto sui progressi nelle riforme strutturali e nella correzione degli squilibri macroeconomici. Per l’Italia significa un nuovo richiamo sul debito pubblico. Il primo della nuova era, a cui i nuovi vincitori dovranno replicare.

(di Chiara De Felice/ANSA)