Calenda entra nel Pd, stoppa M5S e lancia Gentiloni

"Dado è tratto", poi vede il premier. Esordio dem alla Direzione di lunedì

ROMA. – Carlo Calenda si iscrive al Pd. Ma prima ancora di ritirare la tessera dalle mani del vicesegretario Maurizio Martina, detta deciso la linea politica e la leadership del partito. “Se il Pd si allea con il M5S – twitta di prima mattina – il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici”. Quindi rottama con una riga il ‘rottamatore’ ormai dimissionario, Matteo Renzi, sempre con poche battute su Twitter: “Nel Pd il leader c’è e fa il PDC”, cioè il presidente del Consiglio.

Il forte feeling di questi mesi tra il ministro dello Sviluppo economico e il premier è stato ribadito anche ieri, quando lo stesso Gentiloni ha salutato con un esplicito “Grazie Carlo” la sua scelta di iscriversi al partito. E oggi, con la tessera in tasca, dopo il passaggio al Nazareno, Calenda si reca proprio a Palazzo Chigi, per incontrare il premier.

L’ex dirigente di Lista Civica ribadisce che non intende correre per la segreteria dem: “Sarebbe ridicolo. In questo momento – spiega – di tutto abbiamo bisogno tranne che di correre da qualche parte. Abbiamo bisogno di rimetterci insieme, di far iscrivere molta gente e ricominciare”. “Perché – insiste – se cominciamo a discutere” anche su questioni come quella dei “capigruppo” è “davvero finita”.

L’ex manager di Ferrari, Sky e Confindustria, cerca di tenere un profilo basso, sottolinea che ora intende solo partecipare alla vita politica interna del Pd: il suo esordio sarà la direzione di lunedì. Ma sempre seguendo un baso profilo. La sua scelta è quella di “rimboccarsi le maniche”, convinto che “se il Pd non recupera l’Italia è a rischio”.

Tuttavia il suo gesto scuote inevitabilmente il dibattito politico attorno al futuro del Pd. Se Michele Emiliano chiede che il Pd “si liberi al più presto di personaggi come Calenda”, l’ex leader Verde, Luigi Manconi, lasciato fuori dalle liste Dem, apprezza la linea del ministro e assicura su Twitter che potrebbe iscriversi anche lui al partito se non si allea con Di Maio.

Quanto agli errori di Renzi, Calenda si limita a dire che è rimasto “nel solco solo di una parte dell’Italia, l’Italia che vince”, trascurando “quel pezzo di società a cui bisogna dire ‘ti proteggo'”. “Tanti – sottolinea – non si sono sentiti protetti e hanno scelto chi hanno sentito più vicino”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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