Politica in rosa, crescono le elette ma la parità ancora lontana

Studio Senato: dopo il 4 marzo un parlamentare su tre è donna

ROMA. – Il cammino delle donne in politica è stato lungo ed è tutt’ora in salita: nessuna donna nella storia della nostra Repubblica è mai divenuta presidente del Consiglio né presidente del Senato né una donna ha mai ricoperto l’incarico di ministro dell’Economia e delle Finanze né delle Infrastrutture e dei Trasporti.

L’Ufficio di Valutazione e Impatto delle politiche pubbliche del Senato ha messo a punto uno studio, uscito oggi in occasione della Giornata della donna, che illustra l’impegno delle donne in Parlamento, nelle Regioni, negli enti locali e nel Parlamento europeo.

Buone notizie arrivano dai dati relativi alle ultime elezioni politiche del 4 marzo scorso: erano in lista 4.327 donne su 9.529 candidati e i primi dati segnalano che le elette sono più di un terzo dei parlamentari, un numero superiore a quello della passata legislatura. In particolare, al Senato nei collegi uninominali il 61% di seggi andrebbe agli uomini, il 39% alle donne; nei collegi plurinominali il 64% agli uomini il 36% alle donne. Alla Camera, il 65% andrebbe agli uomini, il 35% alle donne.

Piccoli segnali di cambiamento, in un quadro storico che da sempre vede le donne ai margini della politica. In 70 anni di Repubblica, su oltre 1.500 incarichi di ministro, le donne ne hanno ricoperti solo 78, mentre le presidenze femminili nelle Commissioni parlamentari sono state appena 23. Tredici governi sono stati composti esclusivamente da uomini. Solo dal 1983, col governo Fanfani V, la presenza di ministre è diventata costante. Ma alle donne al governo sono quasi sempre stati affidati incarichi prevalentemente nei settori sociali, della sanità e dell’istruzione: ben 48 su 80.

Era il 1951 quando Alcide De Gasperi affidò per la prima volta a una donna, la Dc Angela Maria Guidi Cingolani, l’incarico di ricoprire il ruolo di sottosegretario (all’industria e commercio); mentre la prima titolare di un ministero è stata Tina Anselmi, sempre Dc, nel 1976: responsabile di lavoro e previdenza sociale nel governo Andreotti, è poi passata a occuparsi di sanità nei due successivi governi.

Anche nelle Regioni e negli Enti locali le donne faticano ad affermarsi: su un totale di 272 presidenti delle Regioni, eletti nella storia delle 20 regioni italiane, le donne sono state appena 9, poco più del 3%. Su 20 Regioni, 13 non sono mai state guidate da una donna.

Nei comuni, le donne sindaco in carica ad oggi sono 1086, di cui 1004 alla guida di comuni inferiori ai 15.000 abitanti. La percentuale più alta è in Emilia Romagna, la più bassa in Campania e Sicilia. Nel 1946, alla fine delle varie tornate di elezioni comunali, solo 10 donne ricoprivano la carica di sindaco e circa 2.000 quella di consigliera comunale.

Al Parlamento europeo, alle ultime elezioni, nel 2014, la presenza femminile tra i rappresentanti italiani è aumentata in modo significativo: oltre un terzo degli europarlamentari eletti in Italia sono donne: 29 su 73, pari al 39,7%. In una sola tornata elettorale l’Italia non solo ha recuperato il gap rispetto agli altri Paesi Ue, ma la sua compagine femminile è oggi superiore alla media del Parlamento di Strasburgo, dove le donne rappresentano circa il 37% dei deputati eletti.

(di Valentina Roncati/ANSA)

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