Inter-Napoli: Champions e scudetto, esame da brividi

Inter-Napoli, partita delicata per entrambe: scudetto-Champions in 90′

ROMA. – Da lepre a inseguitore virtuale, il Napoli di Sarri si risveglia dal doloroso harakiri con la Roma con l’imperativo di tenere il passo con l’armata bianconera, che sarà comunque in vetta al campionato se supererà in quattro giorni Udinese e Atalanta. Impresa non titanica per i ‘leoni di Wembley’, dopo la lezione di potenza, determinazione e classe data al Tottenham.

Il Napoli non ha quindi alternative alla vittoria domenica in casa di un’Inter che non ha potuto pesare la propria ripresa nel test derby. Ma anche per i nerazzurri non c’è spazio per ulteriori pause. Guai ai vinti domenica di fronte agli oltre 60 mila del Meazza. Se il Napoli può pagare dazio alla stanchezza di una rosa asciugata da infortuni e bocciature dopo mesi di spettacolo e gare convincenti, l’Inter ha vissuto un andamento contraddittorio.

Con le big ha un andamento sontuoso: 4 punti con la Roma, 3 col Milan, pari esterni con Napoli e Juve, interno con la Lazio. Ma dopo lo 0-0 a Torino a dicembre ha passato tre mesi di crisi temperati dalle ultime due vittorie interne con Bologna e Benevento. Spalletti è a un bivio: se perde, la Champions si allontana e il Milan può avvicinarsi. Ma se perde il Napoli, rischia di buttare a mare le chance scudetto.

Sarri si fa forza col rendimento esterno: 12 vittorie e un pari col Chievo, un ruolino da marziani. L’Inter mostra orgogliosa i suoi 110 anni di storia, festeggiati coi suoi campioni, tra cui Ronaldo. Sarà la sfida tra i due tecnici toscani formatisi nell’Empoli. Sul piano individuale sarà avvincente il confronto tra due goleador diversi e letali come Icardi e Mertens .

Napoli-Inter ha meno appeal di un derby o di un Milan-Juve, ma è tra i confronti storici del calcio italiano, illuminato nel tempo dalle imprese di Sallustro, Altafini, Maradona e Cavani da un lato, Meazza, Lorenzi, Boninsegna, Milito dall’altra.

La nobiltà senza tempo la testimonia la prima rete assoluta, segnata da un asso come Fulvio Bernardini in un 3-0 esterno dell’Inter di 91 anni fa, il 3 ottobre 1926, completato da una doppietta del poliziotto austriaco Anton Powolny, autore di un poker nel funambolico 9-2 due mesi dopo. Un’epoca di bocconi amari per il Napoli che, dopo il primo successo per 4-1 con doppietta di Sallustro nel 1929, nel ritorno rimedia un 8-1 cui il giovane talento Meazza collabora con una tripletta.

La via crucis partenopea prosegue (5-1 nel 1941, doppietta di ‘Veleno’ Lorenzi nel 4-3 del 1950 e tripletta nel 5-1 del 1952, tris di Di Giacomo nel 5-1 esterno del 1963) ma nel Napoli di Iuliano arrivano Altafini, Sivori ed ecco il doppio 3-1 con doppiette di Altafini e Cané nel 1966 e nel 1969.

Poi c’è un’immagine indelebile del 1971: la testa di Boninsegna che colpisce il pallone e segna nell’impatto con la suola di Panzanato, una foto che dà ancora i brividi ma che non provoca danni a Bonimba, autore di una doppietta (con un rigore generoso) nel 2-1 che castiga il Napoli e sospinge i nerazzurri allo scudetto.

Passano sette anni ed ecco la finale di Coppa Italia: capitan Bini confeziona il 2-1 che consegna il trofeo all’Inter. A fine decennio epiche battaglie tra i due superteam a guida carismatica, Matthaeus e Maradona: nel 1988 volata scudetto tra le due rivali col tedesco che fissa il 2-1 firmando il 13/o tricolore, ma l’anno dopo il 2-0 per i partenopei dà la spinta per la vittoria al fotofinish sul Milan.

Dopo il 4-0 nel 1996 l’Inter deve attendere il 2005 per tornare a vincere. Il Napoli passa per il purgatorio della B, risorge con De Laurentiis: nel 2009 tacco di Muntari e cucchiaio di Lavezzi per un 2-1 nerazzurro, nel 2011 3-1 per l’Inter con doppietta di Motta a cui risponde il Napoli con un 3-0 a San Siro.

Poi i partenopei esagerano con Cavani: doppietta in Coppa Italia, tripletta nel 3-1 del 2013. E c’e’ anche un 4-2 trionfale per Mazzarri, prima del suo infausto trasferimento all’Inter. Poi ancora tanto Napoli, col 3-0 al San Paolo e l’1-0 a San Siro. Lo 0-0 dell’andata sembrava avere cambiato qualcosa, ma il responso vero è domenica a San Siro: chi soccombe pagherà serie conseguenze.

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