Addio a Martina e Alessia. Il prete: “Preghiamo per il padre”

I feretri di Alessia e Martina, le due bambine di 8 e 14 anni uccise dal padre, durante i funerali, Cisterna di Latina, 9 marzo 2018. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Erano in migliaia nella chiesa di San Valentino e nel piazzale antistante a Collina dei Pini, a Cisterna di Latina, ai funerali di Alessia e Martina, le due sorelle di 8 e 14 anni uccise lo scorso 28 febbraio dal padre, il carabiniere Luigi Capasso, poi suicida. L’uomo prima di uccidere le figlie aveva sparato alla moglie, Antonietta Gargiulo, ancora ricoverata all’ospedale San Camillo di Roma e che solo ieri ha saputo della morte delle figlie.

Commozione, lacrime ma anche momenti di sommesso disappunto tra i banchi della chiesa quando il parroco don Livio Fabiani ha detto: “preghiamo anche per il padre”. Brusio e mormorio di una quieta disapprovazione tra alcuni partecipanti alle esequie tanto che il parroco dopo un attimo di silenzio ha aggiunto: “scusate, ma la famiglia ha perdonato”.

Sono stati tanti i sentimenti e gli stadi d’animo che si sono intrecciati e al tempo stesso contrapposti durante i funerali. Nel giorno del lutto cittadino un paese intero si è fermato, i negozi, la scuola e anche lo stabilimento della Findus dove la mamma lavora.

Qualcuno nel piazzale davanti alla chiesa tiene uno striscione rosa con la foto delle sorelle e sopra una frase di una canzone di Eros Ramazzotti: “solo che non doveva andare così, solo che ora siamo tutti un po’ più soli qui”. Mentre Antonietta Gargiulo dal suo letto d’ospedale ha pregato, pregato per tutto il tempo del funerale.

“È con grande emozione che oggi, a nome di tutti, do l’estremo saluto terreno ad Alessia e Martina, due bambine da me conosciute ed amate” ha esordito don Livio nella sua omelia ricordando di aver battezzato Alessia e che il prossimo 6 maggio avrebbe dovuto ricevere il sacramento della Cresima, mentre Martina, a settembre avrebbe iniziato il suo cammino di catechesi parrocchiale.

“Ora è tutto finito. Ma è davvero tutto finito? Sono circa 50 anni che sono sacerdote – ha proseguito – e ho celebrato tanti funerali: funerali di persone suicide o uccise, di giovani e anziani. Qualcuno potrebbe pensare che ormai sono abituato alla morte. No! Non sono abituato!. Quando vedo una bara bianca un senso di ribellione mi assale. Perché? Mi chiedo e so che questo succede anche a voi, fratelli miei. Dove trovare la risposta? La risposta c’è e la troviamo in questo luogo!”.

Davanti alle bara bianche, con sopra fiori bianchi inviati da Antonietta Gargiulo per le sue bambine, anche tanti compagni di scuola di Martina e Alessia, tutti con indosso una maglietta con un cuore. All’uscita della chiesa i due feretri sono stati accompagnati da un lunghissimo applauso, dal volo di due colombe bianche e da centinaia di palloncini rosa e bianchi.

Le due famiglie di Antonietta e Luigi sono andate insieme anche al cimitero “in pace”, perché come riferisce il parroco, “se non si perdona non si è cristiani”. E la famiglia di Antonietta ha perdonato.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)

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