Il mondo saluta la svolta storica fra Trump e Kim

A sinistra la foto di Trum, a destra la foto di Kim
Trump e Kim (Fotogallery Getty)

WASHINGTON. – Da Pechino a Mosca, dalla Ue all’Onu, incluse tutte le cancellerie più importanti, il mondo accoglie con entusiasmo e speranza l’annuncio a sorpresa di un faccia a faccia storico entro maggio tra Donald Trump e Kim Jong. Un incontro chiesto dal leader nordcoreano tramite Seul, con l’impegno alla denuclearizzazione e alla sospensione dei test nucleari e missilistici.

Il presidente cinese Xi Jinping spera che il dialogo tra Washington e Pyongyang possa partire “il prima possibile”, come ha detto in una telefonata con il tycoon. La questione nucleare della penisola coreana “è sul giusto binario”, gli ha fatto eco il portavoce del ministro degli Esteri cinese Geng Shuang.

Positiva anche Mosca: “E’ un passo nella giusta direzione”, ha sottolineato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, secondo cui “l’incontro dovrebbe aprire la strada al ripristino di un processo diplomatico a pieno titolo per trovare una soluzione al nucleare nordcoreano sulla base dei principi concordati durante i colloqui del sestetto e al Consiglio di sicurezza dell’Onu”.

Si unisce al coro la Ue: “Salutiamo gli sviluppi positivi che provengono dalla penisola coreana”, ha detto un portavoce della Commissione Ue. “Se confermati, questi annunci potrebbero creare le condizioni necessarie per una soluzione negoziata”, ha aggiunto l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza Federica Mogherini.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “incoraggiato” dall’annuncio dell’incontro tra i due leader, lodando la loro “leadership” e ribadendo “il suo sostegno a tutti gli sforzi” in corso. “Un barlume di speranza”, ha commentato anche Angela Merkel.

Quello fra Trump e Kim sarà un incontro storico, dato che nessun presidente americano in carica ha mai avuto un faccia a faccia con un leader nordcoreano: Jimmy Carter incontrò il nonno di Kim e Bill Clinton suo padre a Pyongyang, ma entrambi dopo aver lasciato la Casa Bianca.

La portata dell’evento viene paragonata agli annunci di Richard Nixon, che nel 1971 sorprese il mondo rivelando il suo viaggio nella Cina di Mao, e del presidente egiziano Sadat, che nel 1977 prese in contropiede tutti dicendosi pronto ad andare in Israele, dove fu invitato poi dal premier Menachem Begin, con cui condivise il Nobel per la pace per i successivi accordi di Camp David.

L’annuncio dell’incontro, che potrebbe svolgersi in Corea del Sud, in Svizzera (che si è già offerta) o in Scandinavia, arriva dopo una lunga serie di minacce militari e pesanti insulti reciproci. Un merito indiscusso va alla mediazione del presidente sudcoreano Moon Jae-in che, nonostante le diffidenze americane, ha saputo trasformare i Giochi in un trionfo diplomatico.

Ma la narrativa dell’amministrazione Usa attribuisce la svolta al pugno duro di Trump, che ora intende mantenere la pressione e le sanzioni internazionali “per non ripetere gli errori dei suoi predecessori negli ultimi 26 anni”, come hanno spiegato fonti della Casa Bianca. “Finché sarà raggiunto un accordo”, ha twittato il tycoon, che spera di incassare il primo, grande successo di politica estera.

Le insidie però non mancano e il rischio di un fallimento è alto, quanto la posta in gioco. Kim, che non ha mai incontrato un leader straniero da quando è salito al potere nel 2011, potrà vantarsi di essere stato trattato da pari a pari e legittimato dal leader del paese più potente del mondo, con tanto di photo opportunity: un traguardo mai ottenuto dal padre e dal nonno.

Il leader nordcoreano, inoltre, conosce Trump meglio di quanto il tycoon conosca lui e può contare su un apparato di esperti di cui gli Usa ora sono a corto. Entrambi i leader poi vogliono la denuclearizzazione, ma mentre gli Usa la intendono come un disarmo unilaterale della Corea del Nord, Pyongyang mira a mettere fine alle “politiche ostili” americane, incluso l’ombrello nucleare sulla Corea del Sud e il vasto dispiegamento di forze Usa a Seul.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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