Salvini blinda la Lega di governo e avverte Berlusconi: “No al Pd”

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, in occasione di una conferenza stampa nella sede di via Bellerio, Milano, 3 gennaio 2018. Ansa/Daniel Dal Zennaro

MILANO. – Base comune, partire dai voti a disposizione del centrodestra in Parlamento e cercare di costruire una maggioranza. Ma fra Lega e Forza Italia continuano a pesare frizioni e divergenze su come arrivare al risultato. Berlusconi, Salvini e Meloni ne parleranno domani sera, in un vertice a Palazzo Grazioli.

La prima strada è quella caldeggiata da Matteo Salvini, che è disposto ad aprire un confronto diretto coi 5 Stelle sulle presidenze delle Camere, forte del primato nella coalizione, ma senza reclamare il governo a tutti i costi, anche per evitare che un fallimento depotenzi il risultato elettorale.

La seconda, suggerita invece da Silvio Berlusconi, che pure rivendica al centrodestra e allo stesso Salvini di indicare la soluzione “più opportuna”, guarda “anche al Pd” per scongiurare la prospettiva di un ritorno alle urne, considerato come un “pessimo segnale per la democrazia”.

Salvini è stato tranchant, di fronte alle parole che Berlusconi ha affidato a un’intervista al quotidiano la Stampa. “Gli italiani – ha detto il leader del Carroccio al termine della prima riunione del Consiglio federale post-voto – non ci han votato per riportare Renzi al governo, e neanche Gentiloni”.

Anche perché, è stato il suo ragionamento, “non andremo mai al governo se non potremo fare quello che vogliamo realizzare: cancellare la legge Fornero, controllare l’immigrazione clandestina, ridiscutere i trattati europei. Su questi punti, chiederemo in Parlamento i voti”.

Ma il primo passaggio istituzionale sarà appunto la scelta dei presidenti di Camera e Senato. Salvini ha negato problemi con Forza Italia (“ci vediamo questa settimana”), ma ha già lanciato segnali al Movimento 5 Stelle per dividersi le due massime cariche del Parlamento. “E’ giusto che decida chi ha vinto le elezioni, cioè Lega e M5S”, ha rimarcato il capogruppo leghista uscente al Senato, Gianmarco Centinaio.

Diversa l’ipotesi lanciata da Renato Brunetta, capogruppo uscente di FI alla Camera, secondo il quale è il centrodestra nel suo insieme che ha vinto e che “potrebbe anche dire ‘diamo una presidenza delle Camere al Pd, nella linea di un percorso da costruire, di un appoggio esterno al prossimo governo”.

Del resto era stato proprio Berlusconi a dire che “anche su questa materia il risultato elettorale non consente alcun automatismo” e che “le presidenze delle due Camere, soprattutto in una situazione complessa come questa, devono essere figure di alto profilo istituzionale e di garanzia per tutti”.

“Naturalmente – ha assicurato l’ex premier – Forza Italia è in grado di esprimere figure perfettamente adeguate a questi ruoli”.

(di Alessandro Franzi/ANSA)