Le purghe di Trump non sono finite, altri nel mirino

Donald Trump, allarme per schiaffo in Pennsylvania

WASHINGTON. – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo ha detto a chiare lettere anche ai giornalisti: con il tempo sto conoscendo le persone e sta prendendo forma il governo che voglio io. Così è considerata inevitabile, e in alcuni casi imminente, l’aggiunta di altri volti alla già lunga galleria dei silurati dall’amministrazione Trump, facendo prevedere altri scossoni e un possibile nuovo rimpasto.

Probabilmente a partire proprio dalla West Wing, se è vero come segnalano indiscrezioni che dopo il licenziamento del segretario di Stato Rex Tillerson, il prossimo a lasciare potrebbe essere un’altra figura centrale dell’amministrazione, il consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster. Almeno queste sono le voci che circolano alla Casa Bianca, stando al New York Times.

Del resto nelle ultime settimane la posizione di McMaster è stata data più volte in bilico. Così come quella del ministro della Giustizia Jeff Sessions, fin dall’estate finito a più riprese nel mirino del presidente per come ha gestito l’inchiesta sul Russiagate, essendosene ‘ricusato’ favorendo così la nomina del procuratore speciale Robert Mueller.

Mentre è in corso un’altra sostituzione con l’indicazione di Larry Kudlow, economista e giornalista, che ha lavorato nell’amministrazione Reagan, al posto del consigliere economico Gary Cohn, che dopo la polemica sui dazi ha lasciato l’amministrazione.

Il fatto è che adesso la frustrazione di Trump starebbe montando e, riferisce la Cnn, il tycoon sarebbe pronto a liberarsi dei “pesi morti” nel governo. Spuntano allora i nomi del ministro per i reduci David Shulkin, ma anche quello per l’Edilizia abitativa e lo sviluppo urbano Ben Carson, ultimamente finito nella bufera dopo aver speso 31 mila dollari di mobilio per il suo ufficio, violando la legge e incurante dei tagli al bilancio del suo dicastero.

Nuovo allarme pare abbia generato alla Casa Bianca anche un’intervista della ministra dell’Educazione Betsy DeVos, apparsa impreparata di fronte ad alcune domande base sul sistema scolastico del Paese.

Nell’immediato però gli occhi sono puntati sulla Pennsylvania, dove i democratici già dichiarano vittoria nelle elezioni suppletive per un seggio alla Camera e se i risultati ufficiali lo confermeranno – come sembra – sarà uno schiaffo non da poco per Donald Trump. Con il 99% delle schede scrutinate è infatti in testa il 33enne democratico Conor Lamb, ma soltanto per una manciata di voti, al punto che la distanza fra i candidati è troppo ristretta per poter dichiarare ufficialmente un vincitore.

Intanto però la Casa Bianca già prende le distanze dal repubblicano Rick Saccone sostenendo che Saccone non fosse il candidato giusto per quella corsa e che comunque il partito repubblicano non vede il voto in Pennsylvania come un referendum su Trump, secondo informazioni raccolte dalla Cnn. Sta di fatto che quella stessa circoscrizione, il 18mo distretto, nelle elezioni del 2016 era stato conquistato da Donald Trump e con un vantaggio del 20%.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)