Via stretta Di Maio, Salvini lo gela sul Rosatellum

Luigi Di Maio all'arrivo all'assemblea degli eletti M5s © ANSA

ROMA. – Due giorni senza appuntamenti pubblici, le consultazioni sulle Camere affidate ai capigruppo: bastano questi due dati per connotare la prudenza con cui, in queste ore, si muove Luigi Di Maio. I giorni “caldi” delle trattative si avvicinano e nel Movimento cresce, parallelamente, il timore di restare fuori dai giochi di governo. Anche perché quell’asse con la Lega, che il primo contatto tra Di Maio e Matteo Salvini sembra aver fatto emergere, presenta più di un nodo da sciogliere.

A cominciare dalla eventuale modifica del Rosatellum nelle modalità chieste dalla Lega: con il premio di maggioranza alla coalizione. Soluzione che il movimento vede come il fumo negli occhi essendo l’unica forza che corre da sola. Innanzitutto, dalla parte della Lega, non sembra esserci al momento la volontà di rompere, a questo punto definitivamente, con Silvio Berlusconi.

Dall’altra parte, nel M5S, l’ipotesi di una convergenza di governo con la Lega è destinata a trovare un’ampia fronda contraria. “Il gruppo è compatto, questo è certo”, assicura un parlamentare tra i più vicini a Di Maio. Ma il grande bivio tra Pd e Lega, nella base – e non solo – resta attualissimo. “L’accordo non ci sarà, ci sono in tanti nel gruppo che protesterebbero”, spiega un senatore uscente dando il senso delle difficoltà dei vertici del Movimento.

E infatti, Di Maio e i suoi non si sono ancora esposti in direzione Lega tenendo aperto, invece, uno spiraglio ai Dem. Nelle consultazioni di oggi sulla Camera nessun cenno, viene raccontato da fonti parlamentari, dal M5S è stato fatto alla delegazione Pd su una possibile convergenza programmatica. Ma resta agli atti come mezzo esecutivo ombra 5 Stelle sia, soprattutto da un punto di vista economico, sbilanciato a sinistra.

E c’è un’altro timore che in queste ore aleggia sul M5S: quello di restare fuori dai giochi di governo. E’ un timore che fa rima con l’insistenza dei 5 Stelle su Montecitorio e che è legata all’ipotesi di un incarico esplorativo, da parte del Colle, ad uno dei presidenti delle Camere.

Il motivo è duplice: l’assenza, per il M5S al Senato, di un nome davvero forte e il rischio che, con Giancarlo Giorgetti alla guida della Camera sia più facile, per l’esponente leghista formare una maggioranza di governo che riporti anche il Pd dentro i giochi e tagli fuori il Movimento. Da qui anche la fermezza, da parte di Di Maio, di separare la questione governo da quelle delle Camere.

L’obiettivo, infatti, è essere centralissimi sin dalle prime battute della legislatura e tenersi aperta, al momento, qualsiasi strada. Con l’opzione di un’asse con la Lega che resta difficile ma che il M5S usa sia come “arma di ricatto” nei riguardi del Pd sia come extrema ratio numericamente percorribile. Ancor più se, come afferma lo stesso Salvini, l’asse sarebbe tutto volto a modificare il Rosatellum in una settimana e tornare al voto.

Con l’incognita del premio di maggioranza che il leader leghista vuole affidare alla coalizione. Soluzione che il movimento vede come il fumo negli occhi essendo l’unica forza non in coalizione.

(di Michele Esposito/ANSA)

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