Migliaia di civili in fuga da Ghuta e Afrin assediate

Le forze siriane e turche continuano l'avanzata nelle enclave (Foto ANSA)

BEIRUT. – Migliaia di civili stanno fuggendo in queste ore dalla Ghuta orientale e dalla regione curda di Afrin, sotto l’attacco rispettivamente delle forze governative siriane e di quelle turche: l’ennesima riprova delle sofferenze della popolazione nel conflitto civile in Siria che proprio oggi entra nell’ottavo anno.

Oltre 12.000 persone, secondo media governativi e l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), hanno lasciato la Ghuta, per anni roccaforte di una congerie di forze ribelli, per raggiungere il territorio controllato dai governativi. I civili provenivano in particolare da Hamuriya, altra città caduta nelle mani delle forze lealiste che dalla settimana corsa hanno spaccato in due la regione e continuano ad avanzare dopo una campagna massiccia di bombardamenti che ha provocato circa 1.200 morti.

Secondo l’Ondus, 26 persone sono rimaste uccise nei raid. Per sovrintendere alle operazioni si sono recati al valico di confine tra la zona ribelle e quella governativa anche il ministro dell’Interno e il governatore della provincia di Damasco. Mentre l’agenzia governativa Sana riferisce che un civile è stato ucciso e altri 18 feriti da razzi lanciati dai ribelli su alcuni quartieri della capitale, tra cui quello centrale di Bab Tuma.

Una calma surreale regna invece da qualche giorno a Duma, la principale città della Ghuta, isolata dall’avanzata delle forze di Damasco. Approfittando di questa situazione, un convoglio di 25 camion organizzato dal Comitato internazionale della Croce rossa, dalla Mezzaluna rossa siriana e dalle Nazioni Unite ha potuto dirigersi verso Duma per distribuire aiuti umanitari a 26.000 persone.

Le forze militari russe, che sostengono quelle siriane, hanno detto di avere esteso una ‘pausa umanitaria’ dei raid sulla città. Nell’enclave curda di Afrin, nel frattempo, 12 persone, tra le quali due bambini, sono state uccise nelle ultime 24 ore dai bombardamenti turchi.

Il bilancio, riferito dall’Ondus, parla anche di 44 feriti. La stessa fonte afferma che sono così saliti a 227 – tra i quali 36 minori – i civili morti dall’inizio dell’offensiva ‘Ramoscello d’ulivo’ delle forze speciali di Ankara e dei ribelli loro alleati, il 20 gennaio scorso, contro le milizie curde dell’Ypg. Queste ultime sono affiliate al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che in Turchia si batte per l’indipendenza ed è considerato organizzazione terroristica dagli Usa e dalla Ue.

Migliaia di persone, molte a piedi, stanno lasciando Afrin, città capoluogo dell’omonima regione circondata da tre lati dalle forze turche. Secondo testimonianze dei residenti, da una decina di giorni ormai scarseggiano l’acqua e l’elettricità, oltre al cibo. “Non vi esaltate, noi non lasceremo (la Siria) finché il nostro compito non sarà concluso”, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan rispondendo agli appelli che vengono dall’Unione europea per un’interruzione dell’offensiva di Ankara. Il governo turco ha detto di avere conquistato finora circa il 70 per cento della regione.

(di Alberto Zanconato/ANSAmed)