Chiesa e Slow Food lanciano la comunità Laudato Si’

ROMA. – Chiesa italiana e Slow Food si mettono insieme per un progetto innovativo: creare delle comunità sul territorio che traducano nella pratica il messaggio di ecologia integrale dell’enciclica di papa Francesco, Laudato si’. Si parte dalla provincia di Rieti, dove il territorio è ancora ferito per il sisma che ha raso al suolo Amatrice e devastato anche altri Comuni.

“L’idea – spiega mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti – è quella di lasciarsi ispirare da Laudato si’ che è un testo che ha un forte impatto sui temi dell’ambiente. L’incontro con Carlo Petrini ha suscitato la convergenza di obiettivi che porterà alla realizzazione ad Amatrice di un centro di educazione ambientale, ristrutturando un edificio terremotato, ma c’è poi la possibilità di creare ovunque queste comunità che, ispirandosi a uno stile di vita che suggerisce Laudato Sì, possono essere di sostegno a ciò che serve ad Amatrice per rinascere”.

Secondo Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, “i partiti politici sono ormai superati”. Ecco perché passare “all’idea di costruire delle comunità impegnate a praticare e a diffondere nella propria quotidianità il valore dell’ecologia integrale che va nella direzione della ricostruzione di un tessuto sociale e aggregativo che consenta di affrontare con serenità e “sicurezza affettiva” le grandi questioni del nostro tempo”.

Perché ispirarsi all’enciclica di papa Francesco? Perché, spiega Petrini, “è un documento politico di straordinaria valenza. Pone in relazione i disastri ambientali con la distruzione della vita per i più poveri, come prima gli ambientalisti non facevano. Pensavano ai panda, giusto, certo, ma non ai poveri”.

Quello delle Comunità Laudato si’, aggiunge, “è un percorso aconfessionale, trasversale e aperto a tutti perché tutti siamo ugualmente fratelli su questa terra che è nostra madre”. Al momento, fa sapere Petrini, stanno sorgendo comunità così ispirate in Argentina, a Parigi, in Brasile e poi nel “suo” Piemonte, ad Alba, Saluzzo, Pinerolo, Torino.

L’obiettivo ulteriore è che le comunità facciano rete tra loro perseguendo di volta in volta finalità individuate secondo lo spirito di fondazione. “E’ ora di farla finita con questa separazione tra credenti e non credenti – osserva Petrini -.Siamo in un momento storico in cui dobbiamo essere uniti per costruire un nuovo umanesimo, una nuova casa comune che rispetti l’ambiente e le persone. Dobbiamo passare dalla democrazia animale a quella vegetale. Nella prima c’è un cervello che dà gli input agli organi, in quella vegetale ci sono una serie di apparati che contribuiscono alla salute della pianta in modo autonomo”.

Tra gli obiettivi che le comunità potranno realizzare associandosi liberamente, il fondatore di Slow Food suggerisce ad esempio le buone pratiche contro lo spreco oppure lanciare una grande campagna contro le microplastiche. “Una volta – commenta – erano i partiti a sollecitare gli aderenti verso comportamenti virtuosi. Ora lo fa il Papa. C’è tanto da fare, pensiamo solo ai borghi da recuperare nel nostro Paese all’interno dei quali dobbiamo recuperare la socialità di una volta e non lasciare che muoia dentro all’ultimo centro commerciale”.

(di Nina Fabrizio/ANSA)

Lascia un commento