Carceri: ok Cdm a riforma. Orlando: “Non è salva-ladri”

Un detenuto del carcere psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. ANSA/MAURIZIO DEGL' INNOCENTI

ROMA. – In extremis, e dopo il rinvio deciso prima delle politiche, è arrivato il via libera del Consiglio dei ministri alla riforma dell’ordinamento penitenziario che estende i benefici per i detenuti. Per l’ok definitivo serve un altro passaggio in commissione Giustizia al Senato, perché alcune modifiche proposte da questo ramo del parlamento sono state recepite.

Per questo l’associazione Antigone, che difende i diritti dei carcerati, consapevole del fatto che c’è ancora un ultimo miglio, promette di non allentare la “pressione”. E Rita Bernardini promette che i Radicali vigileranno. A occuparsi del testo non sarà la commissione Giustizia uscente, che ormai sta smobilitando. Ma anche lasciarlo in eredità al nuovo parlamento non è una garanzia.

Per questo Orlando punta alla commissione speciale, quella che in attesa che si formi una maggioranza, viene istituita per gli affari urgenti, come il Def. Sempre che ci siano i termini per imboccare questa via. Anche perché nel frattempo la polemica è partita.

“Vergogna, un governo bocciato dagli italiani approva l’ennesimo salva-ladri. Appena al governo cancelleremo questa follia”, promette il leader della Lega Matteo Salvini. “E’ l’ultima follia di un governo scaduto”, dice Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, mentre per Maurizio Gasparri, Forza Italia, si tratta di “un colpo di coda inaccettabile”.

“Questo non è un provvedimento salva-ladri: da domani non ci sarà nessun ladro in più in giro – dichiara da parte sua il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ‘padre’ del decreto attuativo che nasce, sottoforma di delega, come costola della riforma penale -. Qualcuno tenterà di cavalcare paure. Ma domani nessuno uscirà dal carcere: da domani un giudice potrà valutare il comportamento del detenuto e ammetterlo a misure che gli consentono di restituire qualcosa di quello che ha tolto alla società”.

Il provvedimento estende ai detenuti che hanno un residuo di pena fino a 4 anni l’accesso alle misure alternative al carcere, come lavoro esterno e servizi sociali; ma a decidere se concedere questo beneficio sarà sempre il magistrato di sorveglianza. Esclusi i mafiosi al 41bis e i condannati per reati di terrorismo.

Per il Garante nazionale dei detenuti è una “revisione del modello di vita penitenziaria che attua precetti costituzionali”. Soddisfatti i penalisti, certi che così si abbassi la recidiva e si aumenti la sicurezza dei cittadini.

Il via libera arriva a pochi giorni da una sentenza della Corte Costituzionale che riconoscendo come legittimo il diritto a chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali per chi deve scontare una pena residua fino a 4 anni, indirettamente consolida l’impostazione della riforma.

(di Eva Bosco/ANSA)

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