Accademia della Crusca: l’italiano fu la lingua della scienza prima dell’inglese

FIRENZE. – Ben prima dell’inglese, era l’italiano la lingua favorita dalla matematica e dalle scienze. Lo ricorda in questi giorni l’Accademia della Crusca di Firenze nell’ambito della sua annuale manifestazione ‘Piazza delle Lingue’. Tema di quest’anno, infatti, è ‘Numeri dell’italiano, l’italiano dei numeri’. E nei lavori, in corso fino a domenica, gli accademici del prestigioso istituto culturale, insieme a specialisti e professori universitari, ma anche scienziati, dimostreranno come nei secoli passati – prima che l’inglese diventasse il linguaggio favorito delle scienze – la matematica abbia ‘parlato italiano’ in maniera formidabile e con grandi risultati.

Al punto da radicarsi nella psicologia collettiva, con espressioni in uso ancora oggi nella lingua comune e in metafore numeriche di ampio uso popolare: “in quattro e quattr’otto”, “non c’è il due senza il tre”, “chi fa da sé fa per tre”, “sparare a zero”, “dare i numeri”, ma anche “avere i numeri” sono solo alcuni esempi.

Ad aprire il ‘racconto’ dell’intenso rapporto tra lingua italiana e matematica, oggi, è stata una tavola rotonda aperta dal presidente dell’Accademia, Claudio Marazzini. “Per dimostrare al meglio la nostra tesi, oggi abbiamo lasciato la parola ai matematici – ha spiegato Marazzini – i quali hanno non hanno mancato di intessere le lodi della ricchezza del linguaggio matematico italiano, ancora molto influente in Europa fino all’inizio del Novecento”.

A tal proposito, “è doveroso ricordare – sottolinea il presidente della Crusca – che Einstein utilizzò la matematica di Levi-Cívita, uno studioso che aveva scelto di scrivere libri in italiano. E detto per inciso Einstein conosceva abbastanza bene la nostra lingua perché da ragazzo aveva abitato in Italia. Nel 1921 presentò la teoria della relatività a Bologna, chiamato dai matematici del luogo, tra i quali Federigo Enriques. Insomma: la matematica europea spesso parlava italiano”.

E lo stretto, antico rapporto che lega la nostra lingua all’universo dei numeri è testimoniato dalla ricchissima messe di termini, coniati e consolidati nel corso dei secoli e poi raccolti nei vocabolari. “Tra i circa 145.000 lemmi contenuti nello Zingarelli – spiega il suo curatore, Mario Cannella – alle ‘scienze dure’, come geometria, matematica, fisica, astronomia, è riservato uno spazio corposo, importante, costituito da un nucleo di svariate migliaia di parole”.

(di Tommaso Galligani/ANSA)