Aldo Moro: a 40 anni dal sequestro, polemica sui brigatisti in Tv

ROMA. – “Il rispetto della memoria è anche dire parole chiare: in via Fani c’erano 6 uomini dalla parte delle istituzioni e un commando di brigatisti, terroristi e criminali. Scrivere ‘dirigenti della colonna delle brigate rosse’ è un pugno allo stomaco” perché la parola ‘dirigente’ nobilita”.

A 40 anni dal sequestro Moro scoppia una nuova polemica legata a quella pagina nera della storia italiana, ricordata dal Premier Gentiloni come “il più grave attacco alla Repubblica”. La sferzata è arrivata dal capo della Polizia, Franco Gabrielli.

Riproporre i brigatisti coinvolti in quel rapimento “in asettici studi televisivi come se stessero discettando della verità rivelata credo sia un oltraggio per tutti noi e soprattutto per chi ha dato la vita per questo Paese” ha denunciato durante la cerimonia sul luogo dell’agguato, dove è stato inaugurato un monumento, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella.

Gabrielli ha invitato a non confondere mai ruoli e posizioni: “Dobbiamo ricordare chi stava da una parte e chi dall’altra”.

D’accordo con lui il comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri per il quale “chi ha sbagliato non può diventare un esempio”. “Assassini erano e assassini rimangono” ha commentato Giovanni Ricci, figlio di uno dei carabinieri della scorta, puntando l’indice contro trasmissioni “che hanno mitizzato alcuni personaggi che non sono pentiti ma irriducibili”.

E pure il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha messo in guardia dal rischio di una “rilegittimazione anche involontaria di comportamenti che il nostro Paese ha saputo respingere e che sono stati uno dei capitoli più oscuri e dolorosi” per l’Italia.

Una ferita ancora aperta sulla quale gettano sale sortite come quella della ex brigatista rossa Barbara Balzerani che su Facebook ha ironizzato sui “fasti del quarantennale” chiedendo ospitalità oltre confine per l’occasione. “Adesso basta”, “forse un sano silenzio sarebbe la cosa migliore per loro, per noi, per questo ex Paese, per tutto” è stata l’addolorata replica, in un videomessaggio, di Maria Fida Moro, la figlia dello statista ucciso.

Di Aldo Moro, esponenti politici di tutti gli schieramenti hanno ricordato la figura, la passione politica, l’impegno per la tenuta democratica del Paese. “Non dobbiamo smettere di cercare la verità, anche se scomoda” ha affermato il Presidente del Senato Pietro Grasso e “piena luce sul disegno eversivo con cui si cercò di destabilizzare il Paese e le sue istituzioni” è stata invocata anche dalla presidente uscente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi così come dal leader di M5s, Luigi Di Maio.

 

In una foto di archivio il ritrovamento del corpo di Aldo Moro in una renault a via Caetani a Roma. Era il 9 maggio 1978. FAVA /ANSA

Intanto il presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sul rapimento e l’omicidio di Moro, Giuseppe Fioroni ha incontrato a piazzale Clodio il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. Gli atti prodotti dall’organismo parlamentare saranno messi a disposizione dell’autorità inquirente. Di certo c’è che “Moro viene ucciso con i terroristi che lo guardano con ferocia negli occhi, sparando i primi colpi a bruciapelo in posizione eretta, poi venne messo nel bancale della Renault 4”. E le immagini di quel corpo rannicchiato in un portabagagli sono scolpite nella memoria di tanti italiani.

(di Tiziana Caroselli/ANSA)