Scontro totale con Fbi, Trump “avverte” Mueller

Cacciato ex numero 2 dell'Fbi

NEW YORK. – E’ scontro totale fra Donald Trump e l’Fbi. Il presidente americano licenzia l’ex numero due dell’agenzia Andrew McCabe, lanciando così un avvertimento neanche troppo velato al procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller. A silurare McCabe è il ministro della Giustizia Jeff Sessions, da mesi in bilico per essersi astenuto dall’inchiesta sulle interferenze russe: le motivazioni sono fughe di notizie ai giornalisti e ”mancanza di sincerità” anche sotto giuramento.

”E’ il momento di chiudere l’indagine” sul Russiagate perchè viziata e motivata politicamente fin dall’inizio, dice intanto, senza troppi giri di parole, il legale del presidente John Dowd, chiedendo al vice ministro di Giustizia Rod Rosenstein di seguire il ”brillante e coraggioso esempio di Jeff Sessions”.

Parole che evocano il licenziamento di Mueller, nominato proprio da Rosenstein che avrebbe l’autorità di cacciarlo, e sulle quali è subito bufera. I democratici attaccano e parlano di ”ostruzione di giustizia” e di ”abuso di potere”.

La Casa Bianca è costretta a prendere le distanze dalle controverse dichiarazioni di Dowd: ”ha parlato a titolo personale”. Ma non basta: per l’amministrazione Trump è un’altra giornata nell’occhio dei ciclone, complicata della furia via Twitter del presidente.

”Il licenziamento di McCabe è un gran giorno per la democrazia” scrive trionfante Trump. Ribadendo che ”non c’è stata collusione” con la Russia, il presidente attacca poi l’Fbi e i suoi ex vertici ma anche il Dipartimento di Giustizia, parlando della loro ”corruzione” e delle loro ”bugie”.

Trump porta ad esempio della faziosità dell’agenzia e della disonestà di Mccabe i soldi ricevuti da sua moglie, Jill McCabe, per la sua campagna per il posto in senato della Virginia: un assegno da 500.000 dollari firmato Terry McAuliffe, amico di vecchia data di Bill e Hillary Clinton.

McCabe, licenziato a meno di 48 ore dalla pensione, però non sta a guardare e rompe mesi di silenzio durante i quali ha ingoiato i ripetuti attacchi del presidente. Il licenziamento – spiega – rientra nella guerra di Trump all’Fbi e a Mueller: “Sono stato licenziato per indebolire le indagini sulle interferenze russe sul voto e per screditarmi come possibile teste nell’inchiesta” sul Russiagate, dice.

Secondo indiscrezioni, McCabe avrebbe conservato documenti e appunti privati sulle sue interazioni con Trump e fra l’ex direttore dell’Fbi, James Comey, e il presidente. Documenti che, secondo il Wall Street Journal, sarebbero già stati consegnati a Mueller. Proprio Comey riemerge con il licenziamento del suo ex braccio destro: ‘Mr President, gli americani ascolteranno molto presto la mia storia. E potranno giudicare da soli se è onesta o no”, twitta.

Parole dure contro Trump e la decisione di licenziare McCabe arrivano anche dall’ex direttore della Cia, John Brennan, che descrive Trump come un demagogo che cadrà in disgrazia nella ”spazzatura della storia. Puoi usare Andy McCabe come capro espiatorio ma non distruggerai l’America, l’America trionferà” afferma Brennan.