Significato e origine di: Lontano

lontano

Molte parole, attraverso l’uso che se ne fa, o condizionate dalla cultura e dalla mentalità dell’area dei parlanti, o modificate dall’originalità creativa del singolo parlante (metafora), col trascorrere del tempo cambiano il loro significato.

Nell’italiano, per esempio, esistono diversi aggettivi di derivazione geografica che indicano oggetti concreti della vita quotidiana: “persiana”; “mantovana”; “veneziana”; “parmigiana”; “napoletana”; “indiano”; “portoghese”; “americano”; inglesina; ecc. Altre, di diversa derivazione, attraverso il meccanismo della connotazione, prima acquistano un valore positivo (o negativo), e poi vanno addirittura a cambiare il loro significato.

Già abbiamo visto l’origine delle parole: “cafone”, “urbano”, “villano”, “rivale”, “barbaro”. E potremmo aggiungere: “pagàno”,  abitante di un villaggio (dal latino pagus); “vicino” abitante di una stessa città (dal latino vicus);

Ma mentre i nomi di derivazione geografica, insieme al nuovo significato continuano a mantenere anche quello originario, gli altri, per i quali non viene più usato il termine di derivazione, sono usati solo col significato modificato.  

Perciò oggi l’opposizione urbano / villano ha come accezione principale quella di  “educato / maleducato”. E pagano si oppone a cristiano; e vicino è il contrario di lontano.

Così siamo giunti alla parola che vogliamo esaminare:  “lontano”.

Essa, come abbiamo detto, si contrappone a “vicino”, sia come avverbio che come aggettivo.

Ora si tratta di cercare di recuperarne la trasparenza attraverso l’indagine etimologica e la storia delle parole, così come abbiamo fatto con “vicino” e le altre parole già studiate.

“Lontano” è l’adattamento nella lingua italiana di un aggettivo latino medievale: “longitanus”. Dalla stessa radice “long-” (che concettualmente indica la distanza), in epoca classica il latino usava le seguenti parole: longus (aggettivo, che significava lungo) e longe (avverbio, che significava lontano).

A questo punto va detto subito che la spazialità (cioè la collocazione relativa di due oggetti) nella lingua latina, quali che siano i vocaboli usati, ha sempre la doppia dimensione dello spazio e del tempo, dimensione che solo il contesto dell’atto comunicativo può rendere esplicita.  

Da queste due parole, perciò, derivano: longinque (lontano / dopo un lungo intervallo di tempo), longinquus (luogo esteso / di lunga durata; distante / antico), longinquitas (lunghezza / distanza / lunga durata), longiter (lontano / a distanza), longitudo (lunghezza / lunga durata), longiturnitas (longevità), e, per finire, longitanus (lontano), diffusasi nel medioevo.

Luigi Casale