Arabia Saudita, cade l’obbligo dell’abito nero per le donne

FOTO EPA/STR

ROMA. – In Arabia Saudita la polizia religiosa è stata depotenziata e ora per le donne indossare il tradizionale ‘abaya’, l’abito nero che copre da testa a piedi, “non è più obbligatorio”: alle donne dalla Sharia è richiesto solo di “vestire in modo pudico e rispettoso”, e quindi “sta a loro” scegliere come farlo.

Parola del giovane principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Il quale, alla vigilia della lunga tournée negli Stati Uniti che lo porterà dalla Casa Bianca alla Silicon Valley in California, si presenta per la prima volta in modo informale e diretto al pubblico occidentale, cioè al pubblico di quei Paesi dei quali è divenuto l’alleato strategico principale, aprendosi in una lunga intervista all’emittente americana Cbs.

Un’immagine rassicurante e dinamica al tempo stesso, che sta facendo del 32enne figlio dell’anziano re Salman, in soli nove mesi, “il più influente leader arabo di una generazione”, come chiosa la stessa Cbs. Pur essendo molto criticato in politica estera per la sanguinosa guerra nello Yemen, è il leader – formalmente ancora ‘in pectore’ – che ha dichiarato di voler “riportare” il Regno a un “Islam moderato”.

Visita l’occidente per imparare e anche per presentare la sua “rivoluzione”: l’Arabia Saudita sta cambiando, velocemente, dopo 40 anni di un regime oppressivo, di cui “la mia stessa generazione è stata vittima”, spiega il leader che ha restituito alle donne il permesso di guidare e riaperto i cinema.

Ai giornalisti che lo interrogano risponde a 360 gradi, dalla guerra nello Yemen e la rivalità con l’Iran – da lui definito “il vero regime ideologico” – fino, ovviamente, ai diritti delle donne. “Ma le donne sono uguali agli uomini?” gli chiede Norah O’Donnell, uno degli intervistatori. “Certamente. Siamo tutti esseri umani e non c’è alcuna differenza”.

“Oggi – spiega MbS – le donne saudite non hanno ancora conquistato tutti i loro diritti”, cioè “i diritti enunciati loro dall’Islam”. Ma da questo punto di vista “una lunga strada è stata già percorsa, mentre ne abbiamo una corta ancora da percorrere”. E così, ricorda, la cosiddetta polizia religiosa è stata “depotenziata” e non può più arrestarle per violazioni formali.

“Le leggi sono molto chiare – spiega il principe in un passaggio dell’intervista – e sono state stipulate secondo la Sharia: le donne devono indossare abiti pudichi e rispettosi, come fanno gli uomini”. La Sharia “non specifica un abaya nero o un abito nero o un velo nero. La decisione spetta interamente alle donne su quale abito pudico e rispettoso indossare”.

La grande stretta sui costumi e la società, ricorda Bin Salman, risale al 1979. “Noi siamo vittime, specialmente la mia generazione che ne ha sofferto tanto”. E prima del 1979? “Facevamo una vita normale, come gli altri Paesi del Golfo. Le donne guidavano, c’erano i cinema in Arabia Saudita. Le donne lavoravano dappertutto”.

Ora, dice ancora MbS, loro “che sono state finora praticamente invisibili, hanno nuovi diritti, che rendono più facile per loro aprire un’azienda, diventare militari, assistere a concerti e avvenimenti sportivi”. Oggi, “abbiamo persone con vedute estremistiche che proibiscono la promiscuità fra uomini e donne, senza distinguere fra un uomo e una donna appartati da soli e il loro stare accanto in un posto di lavoro. Molte di queste idee – conclude Salman – contraddicono lo stile di vita che vigeva ai tempi del Profeta e dei califfi. Quello deve essere il vero modello ed esempio”.

(di Fabio Govoni/ANSA)

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