Sarkozy indagato per i fondi dalla Libia. Lui nega tutto

Nicolas Sarkozy.
Nicolas Sarkozy. EPA/ERIC FEFERBERG / POOL

PARIGI. – Il fantasma di Gheddafi travolge Nicolas Sarkozy. Dopo 25 ore di interrogatorio, l’ex presidente francese è stato iscritto nel registro degli indagati per i presunti fondi occulti della Libia alla sua campagna presidenziale del 2017. Il padre dei ‘Républicains’, ritiratosi dalla politica attiva da fine 2016, è indagato per corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici. Accuse gravissime per l’ex inquilino dell’Eliseo che secondo fonti giudiziarie citate da Bfm-tv è tornato a negare tutto.

I giudici hanno inoltre deciso di porlo “sotto controllo giudiziario”, una misura cautelare che può comportare restrizioni negli spostamenti in patria o all’estero o comunque l’obbligo di informarne il giudice, come anche il divieto di contattare o incontrare determinati individui. Sarkozy rischia fino a dieci anni di carcere.

Dalla pubblicazione, nel maggio 2012, da parte del sito Mediapart, di un documento libico che evocava le presunte tangenti, le indagini dei magistrati sono molto progredite, rafforzando i sospetti. Nelle varie ricostruzioni vengono evocate promesse di finanziamento di quasi 50 milioni di euro tra Tripoli e Parigi.

I giudici sarebbero inoltre in possesso di un misterioso quaderno con le note manoscritte di un ex responsabile del regime libico: queste indicherebbero una serie di bonifici occulti da parte di Gheddafi. Transazioni, precisa Mediapart, che sarebbero state realizzate al momento dell’elezione di Sarkozy, nel 2007 per un totale di oltre 6,5 milioni di euro.

Secondo il giornale on-line, il documento apparteneva a Choukri Ghanem, ex capo del governo (2003-2006) e ministro del Petrolio (2006-2011) della Libia, il cui cadavere venne ritrovato nel 2012 a Vienna, nel Danubio: un giallo nel giallo. Già indagato nel tentacolare dossier, Claude Gueant, l’ex direttore generale dell’Eliseo e fedele ministro dell’Interno di Sarkozy ha dichiarato ieri di “non aver mai visto un centesimo di finanziamento libico”.

L’auto di Sarkozy ha lasciato il polo anticorruzione di Nanterre alla sera, intorno alla 20:15. L’interrogatorio era ripreso alle otto del mattino dopo che ieri gli inquirenti lo avevano già interrogato per oltre 15 ore lasciandolo rientrare a casa per la notte. Un ‘trattamento di favore’ rarissimo durante i fermi giudiziari.

Sul fronte politico, la sfidante socialista di Sarkozy alle presidenziali del 2007, Segolène Royal, ha scritto in un tweet che “i francesi hanno diritto di sapere se fu una partita ad armi pari”. Per la leader del Front National, Marine Le Pen, il caso supera “ampiamente” la questione di fondi illeciti a una campagna presidenziale. “Qui – ha aggiunto intervistata da Radio Classique – si parla di una guerra (in Libia) che venne decisa, dell’eliminazione di un capo dello Stato (Ghedddafi), della destabilizzazione di un Paese e della massiccia ondata migratoria che ne è scaturita”.

E ancora: “Penso che la giustizia debba andare fino in fondo alle indagini e non lasciarsi strumentalizzare. Deve pronunciare la sua sentenza con grande serietà perché possono esserci conseguenze particolarmente pesanti, in particolare, sul piano internazionale”.

(di Paolo Levi/ANSA)