Moro: scritta Br, nuovo sfregio sulla lapide in via Fani a Roma

Il monumento che ricorda le vittime dell'agguato di via Fani, imbrattato con la scritta 'Br' nella notte del 22 marzo 2018. La stele che ricorda i nomi dei cinque uomini della scorta di Aldo Moro, uccisi il 16 marzo 1978, nel giorno del rapimento dello statista, era stata inaugurata in occasione del quarantennale della strage. Roma, 22 marzo 2018. ANSA

ROMA. – Oreste Leonardi, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera. La vernice rossa con la scritta “Br” ha coperto i nomi dei cinque uomini della scorta che a via Fani, quarant’anni fa, vennero trucidati dal commando armato delle Br che sequestrò il presidente della Dc, Aldo Moro.

L’ennesimo sfregio al ricordo di quell’attentato è stato compiuto la notte scorsa, a pochi giorni dalla cerimonia di deposizione della lapide in ricordo di quei cinque uomini dello Stato “uccisi barbaramente nell’agguato terroristico del 16 marzo 1978”, come recita la stele.

Solo un mese fa, un altro atto vandalico, per il quale la procura ha già aperto un fascicolo, aveva deturpato la memoria delle vittime: la scritta “Morte alle guardie”, accompagnata da due svastiche, era comparsa sul basamento del monumento.

“Certi brigatisti ancora mitizzano quegli anni e questo atteggiamento potrebbe aver condotto anche all’imbrattamento del nuovo memoriale”, sostiene il figlio dell’autista di Moro, Giovanni Ricci, alludendo molto probabilmente anche alla polemica dei giorni scorsi sulle parole dell’ex Br Barbara Balzerani che, nel giorno dell’anniversario del rapimento, ha detto: “ormai fare la vittima è un mestiere”.

Parole su cui la procura di Firenze ha aperto un fascicolo. Oggi Ricci ha anche rivelato di aver incontrato alcuni figli e nipoti dei brigatisti che hanno partecipato al sequestro. “Hanno coscienza degli errori che hanno fatto i loro genitori – ha detto – e mi hanno chiesto anche perdono ma non sono i figli a dover pagare le colpe dei padri”.

Condanna unanime per l’atto vandalico sulla lapide è stata espressa dal mondo politico, mentre la Procura è in attesa di un’informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma che stanno passando al setaccio i video delle telecamere della zona e ascoltando le varie testimonianze. “La scritta – ha detto al sindaca di Roma, Virginia Raggi – è un insulto a tutti i romani e a tutti gli italiani”.

La scritta è stata ripulita nel primo pomeriggio, grazie all’intervento dei vigili e di una squadra dell’Ama. “Le istituzioni non si piegano”, ha chiosato la prima cittadina. “Più difficile rimuovere l’idiozia di chi si illude di sporcare così la memoria del nostro Paese”, ha osservato il presidente del Senato Pietro Grasso.

“Gli ex Br trattati come eroi nazionali in una grottesca edizione a fumetti, fino a consentire loro di insultare le vittime, sono la diretta responsabilità dello Stato che sembra fare finta di niente da quaranta anni”, è il duro atto d’accusa di Maria Fida Moro, figlia del presidente Dc.

“I vili appaiono sempre di notte – sottolinea il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani -. Non può esserci nessuna solidarietà e nessuna comprensione per chi ha militato nelle Brigate Rosse”. Parla di “ignobile oltraggio”, invece, l’Osservatore Romano, mentre il legale dei familiari della scorta trucidata a via Fani invita a “non sottovalutare” l’ennesimo episodio firmato Brigate Rosse.

(di Domenico Palesse/ANSA)

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