Per M5S rischio “caso Fico”. Ruolo Grillo per unità

Il deputato del M5s Roberto Fico. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Dieci righe su Facebook in 48 ore. Il silenzio pressoché totale di Luigi Di Maio è lo specchio di un leader che, improvvisamente, si trova catapultato a fare da equilibrista tra le trattative con gli altri partiti e il mantenimento della “pax” interna. Perché nel retropalco della partita per la presidenza della Camera, per il capo politico del Movimento si apre il rischio di un nuovo “caso2 Roberto Fico la cui candidatura, data in pole in maniera ufficiosa fino a ieri, sembra ora destinata a “bruciarsi”.

Un caso, quello del punto di riferimento degli ortodossi che potrebbe riaccendere le tensioni interne e che domani sfiorerà anche Beppe Grillo, a Roma per il suo show ma anche nei giorni più delicati per il nuovo corso del Movimento.

La candidatura di Fico sembrava essere plasticamente rappresentata dall’entrata in scena di Di Maio e del “big” ortodosso all’assemblea dei deputati M5S. Personalità ben accetta dalla sinistra e custode del grillismo della prima ora, Fico alla guida della Camera, per Di Maio, avrebbe rappresentato anche un modo per sigillare la pacificazione tra governisti e ortodossi ponendo, alla terza carica dello Stato, un esponente a lui non certo vicinissimo.

Col passare delle ore e con l’insistente “no” del M5S a Paolo Romani presidente del Senato la candidatura di Fico, tuttavia, ha perso colore. “Se Roberto è stato messo in mezzo non va bene”, spiegava, in serata un deputato M5S in una giornata nella quale Di Maio avrebbe anche avuto un faccia a faccia con Fico, chissà se per spiegargli le ragioni della probabile virata dei vertici verso l’altro nome in pole, Riccardo Fraccaro.

Fico, dal canto suo, è rimasto in religioso silenzio come è già accaduto in passato quando il suo nome è stato al centro di tensioni interne. Ma chi ha parlato con lui, già in mattinata, dava per “probabile” un suo passo indietro: troppo alto il rischio di essere “impallinato” dai voti del centrodestra e, forse, troppo lontana dall’ortodossia del deputato napoletano l’incassare i voti di FI.

Da qui il rischio di un effetto boomerang, per i vertici, del lancio della candidatura di Fico per la Camera: quello di disunire il gruppo sin dalle prime battute. E, probabilmente, a fare da “paciere” sarà chiamato in causa ancora Grillo, a Roma fino a domenica per il suo show. “Grillo c’è, non è assolutamente defilato”, spiegava un senatore vicino all’ex comico facendo capire come, nella tappa romana del Garante del Movimento, ci sarà anche tanta politica.

(di Michele Esposito/ANSA)

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