Ucraina, arrestata la top gun eroe: “Progettava il golpe”

Nadia Savchenko parla con i mezzi di comunicazione. EPA/TOMASZ KORYSZKO POLAND OUT

MOSCA. – Terrorismo e tentativo di colpo di Stato: sono le pesanti accuse che la procura generale ucraina rivolge all’ex top gun Nadia Savchenko, fino a non poco tempo fa considerata in patria una vera e propria eroina del conflitto nel Donbass e una “prigioniera politica” della Russia. L’ex pilota di elicotteri e ora deputata è stata posta in stato di fermo durante una seduta della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, che l’ha privata dell’immunità e ha dato via libera al rinvio a giudizio.

Gli inquirenti sostengono che la 36enne preparasse un attacco armato contro il Parlamento ucraino con granate e fucili automatici acquistati dai separatisti filorussi del Donbass. Il piano – stando alla procura – era dei più sanguinosi. Prevedeva di bombardare la zona dei palazzi governativi, di far crollare a colpi di mortaio la cupola della Verkhovna Rada e di uccidere poi i deputati superstiti. Ma anche di ammazzare il presidente Petro Poroshenko e altri notabili ucraini.

L’ex militare in passato paragonata a Giovanna d’Arco respinge tutte le imputazioni, ma lo fa seguendo una linea difensiva poco chiara. In aula ha reagito con sorrisi sarcastici alle presunte prove illustrate ai parlamentari dal procuratore generale Iuri Lutsenko. Compreso un video nel quale pare che confabuli con due ufficiali su come attaccare il Parlamento.

Si trattava di “una fantasia”, ha replicato. “Questo – ha dichiarato dopo – non è un atto terroristico, è una provocazione politica per mettere in ridicolo le autorità”. Savchenko insomma sostiene che sapeva di essere controllata dagli 007 ucraini e di aver per questo voluto “giocare” con loro. “Tutte le prove – ha affermato – sono state fabbricate”.

Pur di combattere contro i separatisti nel conflitto del Donbass, nel 2014 Savchenko si arruolò in fanteria nel famigerato battaglione Aidar. Qualche mese dopo venne arrestata in Russia per aver fornito le coordinate per i colpi di artiglieria che avevano ucciso due giornalisti russi vicino a Lugansk nel giugno dello stesso anno: un’accusa che però molti osservatori ritengono di matrice politica. Savchenko rimase dietro le sbarre in Russia per due anni ricorrendo più volte allo sciopero della fame come strumento di protesta.

Nel marzo del 2016 fu condannata a 22 anni di reclusione. Ma due mesi dopo venne liberata in uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina e fece ritorno in patria accolta come un’eroina. A Kiev Savchenko divenne anche deputata, visto che era stata eletta alle politiche del 2014 come capolista del partito ‘Patria’ di Iulia Timoshenko. La giovane donna ha però presto tagliato i ponti con Timoshenko e ha rivolto le peggiori accuse ai politici ucraini.

E’ inoltre stata investita da una valanga di critiche per aver discusso con i separatisti del Donbass di un possibile scambio di prigionieri senza esserne stata autorizzata dal governo di Kiev. Ma a costarle ancora di più in termini di popolarità è stata la proposta di riprendere il controllo del Donbass rinunciando in cambio alla Crimea che la Russia si è di fatto annessa quattro anni fa.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)

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