Dazi su hi-tech, utenti rischiano di pagare il conto

Black Friday di prodotti elettronici a Nyiregyhaza. EPA/ATTILA BALAZS HUNGARY OUT

ROMA. – I dazi di Donald Trump sull’hi-tech importato dalla Cina potrebbero ricadere sui consumatori americani, nel caso in cui – ed è probabile – le imprese colpite decidessero di scaricare i nuovi costi sugli utenti finali. Lo evidenzia l’Information Technology and Innovation Foundation (Itif), un think tank Usa che vede conseguenze negative per l’intera economia a stelle e strisce. A crescere potrebbero essere i prezzi di listino di smartphone e computer, ma non solo.

I dazi, infatti, non colpirebbero soltanto i prodotti finiti, ma anche componenti come transistor e semiconduttori, usati ad esempio negli schermi touch che ormai sono presenti ovunque, dalle auto agli elettrodomestici. “Se si mettono tariffe su cose che non si vedono, i consumatori possono pensare che l’amministrazione non stia imponendo dazi sulla loro auto o sul loro frigo, ma in realtà lo sta facendo”, ha spiegato il presidente dell’Itif, Robert Atkinson.

Stando ai dati del governo, gli Usa nel 2017 hanno importato dalla Cina telefonini e componenti per un valore di 70 miliardi di dollari, insieme a 46 miliardi in computer, 32 miliardi in ricambi o accessori per computer e 9,6 miliardi in semiconduttori. Per l’Itif l’impatto economico dei dazi sull’Ict – e cioè sulle tecnologie d’informazione e comunicazione sempre più indispensabili alle attività produttive – sarebbe pesante.

Una tariffa del 10% sull’import dalla Cina rallenterebbe la crescita della produzione americana di 163 miliardi di dollari in dieci anni, e con un’imposizione del 25% la frenata sarebbe di 332 miliardi. Come risultato, tra 10 anni ogni famiglia Usa avrebbe in tasca tra 150 e 306 dollari in meno.