Primo ciak Camere. Renzi debutta in Senato

Aula del Senato riunita per la votazione del nuovo Presidente. La seduta è presieduta dal Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, Roma, 23 marzo 2018. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Tanti giovani, alla Camera in ventotto hanno meno di trent’anni, per la prima seduta del Parlamento convocata in occasione dell’elezione dei presidenti e i veterani a fare da ‘ciceroni’. E c’è anche chi arriva in Panda come il Luigi Iovino, 25 anni compiuti a gennaio: “è la macchina di famiglia, l’ho usata per la campagna elettorale” e testimonia la volontà di “restare con i piedi per terra”, dice.

Ma in Senato soprattutto ci sono anche i big: Matteo Renzi debutta da senatore, saluta e chiacchiera con i colleghi (compreso Umberto Bossi) e promette che starà zitto per “due anni” mentre Di Maio e Salvini, che un murales spuntato nella notte raffigura mentre si danno un bacio, fanno avanti e indietro con le aule parlamentari impegnati nella difficile trattativa sui vertici.

Più eleganti dei colleghi della scorsa Legislatura, tra i neoeletti c’è chi ha deciso di portare le famiglie: qualcuno pranza con i figli al ristorante del Senato, la deputata di Fi Laura Ravetto entra a Montecitorio con carrozzina e bebè da allattare; soprattutto nel Transatlantico di Montecitorio i flash dei selfie la fanno da padrona: le new entry, arrivate a gruppetti, non resistono alla tentazione di immortalare il momento che all’unisono definiscono “emozionante e carico di responsabilità”.

La Legislatura è al suo esordio ma c’è spazio per vecchi rancori: Salvini sceglie infatti di salutare sarcasticamente l’ex presidente della Camera Laura Boldrini via tweet postando una sua foto e la scritta “Bye bye” . “Ancora tu? Attento – è la risposta – che mentre scrivi tweet su di me ti sfilano la poltrona”.

La nuova geografia politica uscita dalle elezioni del 4 marzo si riflette comunque bene al mattino alla Camera: nell’ampio salone antistante l’Assemblea, il Transatlantico appunto, una folla si accalca su un unico lato, quello dove per tradizione entrano i deputati del centrodestra e i 5S e lo stesso accade all’interno dell’emiciclo.

Quando parla il presidente di Turno Roberto Giachetti ci sono tanti scranni vuoti tra i banchi del centrosinistra mentre dalla parte opposta deputati pentastellati, leghisti e azzurri sono vicino gli uni agli altri, un po’ stipati. La maggior parte però segue i lavori rispettosa e silenziosa con l’eccezione di Vittorio Sgarbi che si intrattiene con alcuni neoeletti per una ‘lezione’ di eleganza e viene ripreso da Giachetti, che tra l’altro nonostante la solennità dell’occasione sceglie di non indossare comunque la cravatta, che a Montecitorio non è obbligatoria e che per tradizione lui non indossa mai insieme alla giacca.

Al Senato, lascia il segno l’intervento di Napolitano che bacchetta il Pd e che incassa una standing ovation quando annuncia ufficialmente la nomina di Giuliana Segre a senatrice a vita. Unica eccezione il senatore leghista Roberto Calderoli che decide di non partecipare al tributo alla 87enne sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti. Un gesto che non vuole però essere una critica alla persona, spiega più tardi l’esponente della Lega, ma alla carica “che io avevo abolito con la mia riforma”.

A questo giro è fuori dal Parlamento, ma l’ex senatore Antonio Razzi non rinuncia a assistere alla prima giornata della Legislatura e inciampa ancora una volta nel congiuntivo: Se sarei…”, esordisce rispondendo ad una domanda prima di essere scortato da un commesso all’interno del Palazzo.

(Di Chiara Scalise/ANSA)