Putin in Siberia tra le proteste, esplode la rabbia russa

Centinaia in piazza per lo scandalo sicurezza nel rogo killer

MOSCA. – A Kemerovo è il giorno della rabbia. E della totale mancanza di fiducia verso le autorità. La tragedia del centro commerciale Zimnyaya Vishnya, costata la vita ad almeno 64 persone, in maggioranza bambini o ragazzi, è il riassunto vivido di ciò che non funziona in Russia.

Così, fin dalle nove del mattino, centinaia di persone si sono riunite nella piazza dei Soviet, ai piedi della statua di Lenin, per chiedere verità e giustizia. Poi all’improvviso un gruppetto ha rotto gli indugi in un grido liberatore: “Putin dimettiti!”.

Lui, lo zar, a Kemerovo c’è venuto – per portare i fiori al memoriale improvvisato, per incontrare i feriti all’ospedale, per parlare con le autorità locali e i soccorritori. Ma nella piazza della rabbia non s’è fatto vedere. “Il re sta al caldo”, ha commentato amaro un manifestante. Putin, a dire il vero, un po’ di popolo alla fine lo ha incontrato. Per caso. All’obitorio. Dove un manipolo di attivisti civici stava conducendo un’ispezione per verificare che il numero dei morti corrispondesse a quello comunicato dalle autorità.

“I responsabili pagheranno, indipendentemente dalla loro posizione, statene certi”, ha promesso il presidente. Che poi ha esortato gli attivisti a non credere al tam-tam dei social network, dove circolano voci di centinaia di vittime. D’altra parte al mall nulla è andato per il verso giusto. “La tragedia è dovuta a negligenza e sciatteria criminale: più che piangere vien voglia di gridare”, ha commentato Putin.

Ed è vero. Il rapporto preliminare del Comitato Investigativo è una coltellata allo stomaco: l’impianto antincendio era fuori servizio dal 19 marzo e nessuno ha fatto nulla, l’addetto alla sicurezza di turno non ha premuto l’allarme per ragioni incomprensibili, se non la fretta di darsela a gambe, visto che tutto lo staff è scappato alla chetichella. Gli ultimi controlli nel centro commerciale – che non era neppure assicurato – sono stati effettuati nel lontano 2016. Insomma, un disastro.

Gli inquirenti hanno chiesto la convalida dell’arresto per i primi cinque fermati nel corso delle indagini, poi si vedrà. Tra questi figurano l’addetto di cui sopra e la rappresentante del proprietario del centro commerciale, il miliardario (con residenza in Australia) Denis Shtenghelov. A dare soddisfazione alla folla di piazza dei Soviet, dopo ore di attesa e pressioni, è stato invece il vice governatore della regione, Serghei Tsivilev. Che ha chiesto “perdono”, in ginocchio, ai familiari delle vittime. Un gesto apprezzato e accompagnato dagli applausi. Ma si tratta di un’eccezione.

I cittadini guardano all’amministrazione con sospetto. Il bilancio ufficiale del rogo è fermo a 64 morti, 41 dei quali minori. Eppure il quartier generale creato dai parenti delle vittime ha reso noto che le persone “probabilmente disperse” ammontano “a 85”, in maggioranza “bambini fra i 10 e i 13 anni”. Confusione che, naturalmente, non aiuta a distendere il clima.

Putin ha decretato domani il lutto nazionale e a Mosca e San Pietroburgo le persone si sono riunite per testimoniare la loro solidarietà ai cittadini di Kemerovo. Il Cremlino ha poi ricevuto messaggi di solidarietà da molte cancellerie del mondo, Londra compresa: la premier britannica Theresa May ha infatti scritto una lettera a Putin in cui esprime le sue condoglianze. Piccolo gesto di cortesia dopo settimane di guerra diplomatica per il caso dell’ex spia russa avvelenata in Gran Bretagna.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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