Pd: Delrio e Marcucci capigruppo, scontro rinviato all’assemblea

Graziano Delrio

ROMA. – Graziano Delrio capogruppo alla Camera, Andrea Marcucci al Senato. La mediazione nel Pd arriva quando si è a un passo dalla rottura, in una riunione al terzo piano del Nazareno presenti, con il reggente Maurizio Martina, tutti i “big”, a partire da Matteo Renzi.

Gli “ultra-renziani” vorrebbero andare alla conta, non mediare con la minoranza e la maggioranza non-renziana. Ma l’ex leader accetta il passo indietro di Lorenzo Guerini, suo candidato iniziale. E Martina porta in assemblea il tandem Delrio-Marcucci, legando alla loro elezione il suo mandato. Lo scontro è solo rinviato: ad aprile in assemblea Martina potrebbe essere ‘promosso’ segretario ma in area renziana più d’uno ora dice che “se lo può scordare”.

E’ una mossa di Martina, in mattinata, a riaprire i giochi: il braccio di ferro non accenna a sbloccarsi, la minoranza chiede che almeno uno tra Guerini e Marcucci faccia un passo indietro in segno di discontinuità, e il reggente mette sul tavolo il nome del renziano Tommaso Nannicini come possibile capogruppo al Senato. Non esiste, per i renziani, che rilanciano con il nome di Teresa Bellanova, gradita all’ex segretario ma considerata dell’area Martina.

Circolano altre ipotesi, come Pinotti. Alla Camera si vede Walter Veltroni, ma assicura di esser lì solo per andare in banca. Al dunque, Renzi apre su due soluzioni: Delrio-Marcucci o Guerini-Bellanova. Guerini si dice pronto al passo indietro per favorire l’intesa. Delrio, che frenava, accetta. E dopo non poche tensioni, si chiude.

Con una mediazione che, affermano i ‘martiniani’, è frutto del lavoro del reggente. Ma che secondo i renziani nasce dalla scelta dell’ex leader di non rompere andando alla conta subito. Nelle assemblee, prima alla Camera, poi al Senato, Martina porta i due nomi che incarnano, spiega, “spirito di squadra e unità per il rilancio” del partito: vi presento queste due candidature, afferma il reggente mettendo sul tavolo il suo incarico, e vi chiedo di approvarle dando fiducia al lavoro da me fatto fin qui. “Habemus papam”, scherza poi all’uscita.

La minoranza orlandiana accoglie il nome di Delrio, renziano ma ‘eretico’, come un “segnale sulla via di un maggiore dialogo”. Ma non tutti sono contenti. Antonello Giacomelli non nasconde il disappunto: “Abbiamo scelto un nome inclusivo attraverso la esclusione di Guerini”. Ai più scontenti Renzi, che si mostra soddisfatto, invia messaggi invitando alla pazienza, in vista della partita che si aprirà ad aprile in assemblea.

Martina resta candidato al ruolo di segretario, fino al prossimo congresso. “Ha saputo tenere unito il partito”, lo elogia Franceschini. Ma i renziani, che hanno la maggioranza, già lavorano a un nome alternativo (come Richetti o Guerini). “Attende i capigruppo un lavoro importante al servizio del Paese”, si complimenta Paolo Gentiloni.

“Faremo opposizione ma saremo massimamente responsabili: il Pd ha grande senso delle istituzioni”, afferma Delrio. E Renzi con i suoi sottolinea che il risultato di oggi è che con due capigruppo renziani si blinda la linea del Pd all’opposizione. Ma i “pasdaran” vicini al segretario tengono alta la guardia: il ‘correntone’ governista, con cui Delrio mantiene ottimi rapporti, si va ingrossando – osservano – ogni giorno.

Prima delle consultazioni, però, c’è da chiudere la partita parlamentare: Ettore Rosato (che ha consensi anche negli altri gruppi) e l’orlandiana Anna Rossomando sono i nomi in “pole” per due vicepresidenze di Camera e Senato. Ma in queste ore si sta trattando anche per ottenere un questore in ogni ramo del Parlamento. Quanto a Guerini, che viene indicato come possibile vicepresidente in alternativa a Rosato, potrebbe essere in futuro il candidato Pd alla presidenza del Copasir.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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