Puigdemont dal carcere in Germania: “Io non mi arrendo”

Onu ammette il ricorso. Ancora proteste e incidenti in Catalogna

MADRID. – “Sono un prigioniero politico”: la voce di Carles Puigdemont, da domenica nelle mani della polizia e della giustizia tedesche, esce per la prima volta dal carcere dello Schleswig-Holstein, dove da due giorni è rinchiuso in una cella di 7 metri per 9. All’indomani della presentazione alla giudice tedesca che ha convalidato l’arresto in attesa che venga risolta la richiesta di estradizione spagnola, e mentre in Catalogna ancora ci sono state proteste e scontri con la polizia, Puigdemont ha potuto avere un colloquio con il suo avvocato catalano Jaume Alonso Cuavillas. Che lo ha trovato “in gran forma”.

“Si considera un detenuto politico, ci ha detto più volte che non si arrenderà”, ha riferito a Tv3. Il ‘president’ – ora il ‘detenuto Puigdemont’ per la Germania – in carcere “mangia, beve, partecipa alle attività quotidiane”, è “molto cooperativo”, ha raccontato un portavoce del ministero della giustizia. Vedere il morale di ferro del leader “è stata per noi un’iniezione di euforia”, ha aggiunto Cuevillas.

Nonostante la convalida dell’arresto, le notizie non sono tutte cattive per il leader catalano. La Commissione dei diritti umani dell’Onu oggi ha annunciato di avere ammesso il suo ricorso contro la Spagna, che accusa di avere violato i suoi diritti politici, e 40 eurodeputati lo hanno proposto per il Premio Sakharov 2018, mentre la giudice tedesca che lo ha sentito ieri nell’atto di convalida ha scritto che la richiesta di estradizione “potrebbe essere respinta”.

Il dibattito che si apre in Germania è quindi se sia fondata l’accusa di ‘violenza’ mossa a Puigdemont e agli altri leader catalani. Il reato di ribellione – fino a 30 anni di carcere – implica infatti una “sollevazione violenta”. Che in Catalogna non c’è stata. Il teorema del gip spagnolo che ha incriminato e arrestato i leader catalani, criticato da molti giuristi, è ora ‘sotto processo’ davanti ai giudici tedeschi, rileva l’analista Enric Juliana. Che potrebbero bocciarlo.

“La chiave della decisione tedesca è se ci sia stata o meno violenza”, scrive La Vanguardia. Un’ipotesi per la stampa tedesca è che venga concessa l’estradizione solo per l’accusa minore di malversazione di fondi pubblici, se usati per il referendum del primo ottobre. In questo caso Madrid non potrebbe processare Puigdemont per ‘ribellione’.

In Catalogna intanto le proteste per l’arresto non si placano. Ci sono state manifestazioni e scontri con la polizia. Per iniziativa dei Cdr, i ‘Comitati di Difesa della Repubblica’, sono state bloccate strade e autostrade dal confine francese a Barcellona, provocando code infinite. La polizia è intervenuta, in diversi casi caricando i manifestanti. Che si sono dispersi spesso per correre a bloccare un’altra strada.

Adesso la parola passa al Parlament, convocato d’urgenza. Il fronte indipendentista propone che l’assemblea sancisca il diritto di Puigdemont di essere rieletto presidente della Catalogna nonostante il veto della Spagna. Aprendo un nuovo fronte incandescente con Madrid.

(di Francesco Cerri/ANSA)

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