La Nato caccia sette russi. Mosca attacca: “Ricatto Usa”

MOSCA. – L’espulsione di massa dei diplomatici russi dai paesi occidentali è “il risultato di pressioni e ricatti colossali da parte di Washington”: di fronte alla grave crisi tra Mosca e Occidente provocata dal caso Skripal – e in attesa che il Cremlino ripaghi Ue e Usa con la stessa moneta – il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov fa ricadere la colpa di tutto sulle spalle degli Stati Uniti. E in pratica accusa l’Europa di aver ceduto allo strapotere americano.

Il tutto nel giorno in cui anche la Nato caccia 7 funzionari russi, aggiungendosi alla lista dei 25 Paesi che finora hanno espulso oltre 140 diplomatici di Mosca. “Quando uno o due diplomatici vengono invitati a lasciare questo o quel Paese e ci sussurrano all’orecchio le scuse, sappiamo per certo che questo è il risultato di pressioni e ricatti colossali da parte di Washington”, ha dichiarato l’esperto ministro di Putin.

Poi ha lanciato l’affondo: “La situazione – ha detto – suggerisce che avevamo ragione quando dicevamo che sono pochi gli Stati rimasti indipendenti nel mondo di oggi, nell’Europa di oggi”.

Le parole di Lavrov sembrano un assist per i sedicenti sovranisti, e naturalmente per il ministro russo i Paesi ‘indipendenti’ sono quelli che non hanno espulso diplomatici del Cremlino in risposta all’avvelenamento a Salisbury dell’ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal e di sua figlia Iulia. Il governo britannico ritiene che dietro il crimine ci sia la Russia, anzi, addirittura Putin in persona. E ha dichiarato che gli Skripal sono stati intossicati con un agente nervino del tipo Novichok, che si pensa sia stato sviluppato segretamente in Unione sovietica negli anni ’70 e ’80. La Russia però respinge fermamente tutte le accuse.

Al momento, contando anche la Gran Bretagna, sono 25 i Paesi che hanno deciso di espellere diplomatici russi. Per un totale di oltre 140 funzionari di ambasciate e consolati russi costretti a fare le valigie. Si tratta di un evento che probabilmente non ha precedenti nella storia e che fa sprofondare le relazioni tra Mosca e Occidente a livelli sempre più simili a quelli della Guerra fredda.

Alla lunga lista si è aggiunta la Nato che, per bocca del suo segretario generale Jens Stoltenberg, ha annunciato di aver “ritirato l’accredito a sette persone della missione russa presso l’Alleanza atlantica”, di aver “rifiutato l’accredito pendente a tre” e di aver “ridotto gli accrediti dei diplomatici russi da 30 a 20”. “E’ un chiaro messaggio che ci sono costi e conseguenze per il pericoloso comportamento” di Mosca, ha affermato Stoltenberg riferendosi alla vicenda Skripal.

La risposta più dura al Cremlino è però arrivata proprio da quel Donald Trump che in campagna elettorale aveva promesso di migliorare i rapporti tra Russia e Stati Uniti. Gli Usa hanno espulso 48 russi dall’ambasciata a Washington e 12 dalla rappresentanza presso l’Onu. E hanno inoltre ordinato la chiusura del consolato russo a Seattle: troppo vicino a una base di sottomarini nucleari e al quartier generale del colosso dell’aeronautica Boeing.

Tra l’altro Trump ha parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron per ribadire l’unità transatlantica e l’inevitabilità della risposta degli alleati davanti a una “minaccia alla sicurezza collettiva e al diritto internazionale”.

Mosca già ieri aveva promesso “misure speculari di risposta”. E adesso ha ribadito le sue intenzioni: “Reagiremo, non dubitate, perché una tale villania certamente nessuno la vuole tollerare, e noi non lo faremo”, ha assicurato Lavrov a margine di un vertice internazionale sull’Afghanistan a Tashkent. Alla decisione americana di interrompere l’attività del consolato russo a Seattle, la Russia ha risposto con un sondaggio su Twitter che probabilmente avrà presto effetti tangibili: “Quale consolato generale Usa chiuderesti?”. Le opzioni sono tre: Vladivostok, Ekaterinburg e San Pietroburgo.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)