Malattie gravi e croniche, 200mila senza accesso alle cure

ROMA. – Da quelli con psoriasi a quelli con artrite reumatoide, sono circa 200mila i pazienti con malattie autoimmuni gravi e croniche che non vengono curati con la terapia che per loro rappresenterebbe la soluzione più efficace, ovvero i farmaci biologici. A pesare su questo mancato accesso alle cure più appropriate sono soprattutto gli alti costi e la scarsa conoscenza rispetto a questi medicinali che, come indica il nome, non sono prodotti attraverso sintesi chimica ma originati da organismi viventi, come enzimi e cellule.

È quanto emerge da uno studio realizzato da Ernst&Young per l’Italian Biosimilars Group (IBG) e presentato in un convegno organizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). L’indagine ha riguardato una serie di patologie autoimmuni, ovvero in cui il sistema immunitario si scatena contro l’organismo che invece dovrebbe difendere.

Per tutte è emerso un ampio sottoutilizzo dei farmaci biologici, nonostante essi siano consigliati e spesso ritenuti indispensabili dalle linee guida. Ad esempio per la psoriasi, a fronte di una prevalenza di un milione 700 mila pazienti, quelli effettivamente trattati con biologico sono 16 mila mentre quelli sottotrattati oscillerebbero tra i 34 mila e i 184 mila. Tra i 115 mila pazienti con artrite psoriasica, secondo l’indagine, quelli che non ne hanno accesso sono tra i 10.500 e i 24 mila.

Dei 200 mila con artrite reumatoide i pazienti in sottotrattamento sono tra i 5 mila e i 20 mila; dei circa 52 mila con malattia di Crohn quelli a cui i biologici mancano sono 18 mila. “Sono dati che vanno approfonditi ma la quota del fenomeno è chiara e ci dice che va gestito: c’è un range di pazienti che va da 100mila a 300mila persone che dovrebbero esser trattate con farmaco biologico e non lo sono”, Manlio Florenzano coordinatore dell’IBG, associazione che riunisce le aziende produttrici di biosimilari.

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