Guerra di posizione M5S-Lega, ma si tratta in vista del vertice

Il Leader della Lega Nord Matteo Salvini ospite della trasmissione condotta da Bruno Vespa 'Porta a Porta'. NASA/ MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – La guerra di posizione in superficie, il filo del dialogo sottotraccia. Il doppio binario che porterà M5S e Lega al vertice tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini e alle consultazioni al Colle non cambia il trend degli ultimi giorni, si arricchisce di nuove schermaglie tra i rispettivi leader e vede, allo stesso tempo, riemergere l’asse tra i due partiti sull’elezione a Riccardo Fraccaro come questore anziano. Un’asse che potrebbe registrarsi anche sul Def.

I nodi, al momento, restano, a partire dalla premiership, rivendicata da Di Maio e alla quale Salvini non ha alcuna intenzione di rinunciare ponendosi a capo della coalizione più votata, quella di centrodestra.

La giornata vede M5S, Lega e FI fare un piccolo passo avanti con gli incontri tra i capigruppo sul programma, ai quali partecipa anche Leu. “Ci sono convergenze su temi importanti a destra e a sinistra”, spiega Di Maio attaccando l’assenza del Pd ai colloqui: “sta ancora portando avanti la linea di porsi come freno al cambiamento”.

Anche da Lega, FI e Leu arriva un giudizio positivo sugli incontri che, tuttavia, si inseriscono in una nuova giornata di scontro tra Salvini e Di Maio. E’ il primo a lanciare il sasso rilanciando il tweet di un’intervista in cui il Dem Michele Anzaldi è durissimo sul reddito di cittadinanza, bollandolo come “mera propaganda non mantenuta”.

Il ritweet di Salvini spiazza un po’ il M5S. Di Maio riunisce i suoi a pranzo per fare il punto e Alfonso Bonafede precisa che il reddito di cittadinanza è una misura diversa da quello universale, al momento non percorribile. “Lo sanno tutti tranne Anzaldi, e il reddito di cittadinanza si farà”, spiega il deputato M5S.

Tra i poco più di dieci punti che i capigruppo M5S Danilo Toninelli e Giulia Grillo propongono a FI e Lega, assicurano nel Movimento, c’è anche il reddito di cittadinanza, sebbene declinato semanticamente in altro modo. Sostegno ai poveri e alle famiglie, tagli alle tasse alle imprese e abolizione della Fornero sono tra i temi citati nei colloqui. E Toninelli, poco dopo, apre anche sulla flat tax, “se è costituzionale e include i poveri”.

I nodi politici restano tuttavia intatti. “A Di Maio premier non possiamo rinunciare, meglio tornare al voto. Di Maio è una garanzia politica per il nostro elettorato”, è il refrain che filtra ancora oggi dal M5S che pone un veto insormontabile anche sull’ipotesi di un incontro tra Di Maio e Silvio Berlusconi. E che Di Maio, al suo ultimo mandato, non voglia rinunciare a guidare il governo lo mette nero su bianco lo stesso leader del M5S.

 

“Parlano i numeri. Basta premier non votati da nessuno o ancora peggio premier che hanno perso”, afferma sul blog, escludendo l’ipotesi di una figura terza a Palazzo Chigi. “Siamo disposti al dialogo ma non saremo subalterni a nessuno, la coalizione di centrodestra è la più votata”, replica a stretto giro Salvini. Uno scontro, quello tra i due leader, che fotografa lo stallo attuale ma che, appunto, non significa rottura.

“I due si vedranno, bisogna capire come arrivarci”, spiegano dal M5S in vista del vertice, che potrebbe avvenire tra martedì e mercoledì. In realtà il filo del dialogo non si è mai spezzato . “Stanno facendo come i gamberi, un passo avanti e due dietro”, spiega un esponente del MS5 mentre chi era presente al pranzo con Di Maio predica prudenza: “nessuno vuol tornare al voto, bisognerà attendere almeno tre settimane”.

Bisognerà attendere al meno un paio di giri di consultazioni, poi i nodi verranno al pettine. Anche perché incombe il “test Def”, sul quale lo scontro sembra smussarsi. “Se ci sarà una risoluzione unitaria ci sarà il governo”, è l’auspicio del M5S.

(di Michele Esposito/ANSA)