Papa Francesco alla Specola Vaticana: “La Chiesa non abbia paura delle scoperte scientifiche”

L'Osservatore Romano: Udienza alla Specola Vaticana sui Buchi Neri (www.photo.va) / SIR)

Continua lo scambio reciproco di argomenti scientifici, visti da credenti, fra me e il mio parroco, Don Giordano Amati. Il Papa, meravigliando ancora una volta, ha sostenuto che la Specola Vaticana continui a perseverare nella ricerca della verità, con umiltà e determinazione. “Nell’immensità spazio-temporale noi esseri umani possiamo provare un senso di stupore e sperimentare la nostra piccolezza”. “L’esistenza e l’intelleggibilità dell’universo non sono frutto del caos o del caso, ma della Sapienza divina”.

Che l’astrofisica sia per la maggior parte degli scienziati che non credono nel coinvolgimento di Dio nelle cose della scienza è risaputo. Continua lo scambio reciproco di argomenti scientifici, visti da credenti, fra me e il mio parroco, Don Giordano Amati. A dire il vero la Chiesa, a partire dai tempi di Galileo, promosse e sostenne la ricerca scientifica. Negli anni venti un sacerdote gesuita, Georges Lemaìtre, mettendo insieme la teoria della relatività di Einstein con la sua convinzione che l’universo era in espansione, contribuì a gettare le basi dell’astrofisica moderna.

Se in precedenza gli scienziati si occupavano solo di cosmologia (studio della struttura dell’universo), le scoperte del XX secolo hanno gettato le basi per teorie cosmogoniche che si riferiscono all’origine e all’evoluzione dell’universo. Il processo di adattamento di darwiniana memoria, che era collocato nel XIX secolo, e che si riferiva al mondo biologico, è stato esteso a tutto l’universo.

La teoria dell’evoluzione fu appunto formulata dal cosmologo belga Lamaìtre, a partire dal 1927. Egli studiò le equazioni gravitazionali della teoria della relatività generale di Einstein, cercando una soluzione con raggio di curvatura variabile dell’universo, contrariamente a quanto ipotizzò Einstein, in un primo momento, a proposito della costante cosmologica.

L’equazione di Lamaìtre stabiliva un rapporto fra espansione, costante cosmologica, massa totale e raggio dell’universo in un dato momento. Questi studi gli permisero di formulare la sua teoria dell’origine dell’universo nel 1931: in un dato momento del passato (origine) Big Bang, l’universo avrebbe avuto una densità elevatissima, molto superiore a quella attuale, e le galassie sarebbero state vicinissime l’una all’altra.

Ancora più indietro, all’inizio del tempo, tutta la materia sarebbe stata concentrata in una regione densissima che egli chiamò “atome primitif” (atomo originario). In brevissimo tempo l’atomo originario esplose in una disintegrazione radioattiva, frantumandosi in piccoli elementi radioattivi, chiamati stelle-atomo.

Questo processo continuò fino alla formazione degli atomi e delle particelle più piccoli. La radioattività, predominante agli inizi, si è inserita in sostanze come l’uranio e il radio. Negli ultimi stadi dell’espansione iniziale e in seguito si erano formati addensamenti di materia (galassie e stelle). Durante l’espansione la densità diminuì e la materia si distanziò sempre più, l’attrazione gravitazionale divenne sempre più debole e l’espansione sempre più rapida, fino ad arrivare ad un universo senza densità. Successivamente le teorie evolsero ma allora la teoria di Lemaìtre fu predominante.

Nella storia della cosmologia la funzione di Dio appare chiara: nelle più antiche formulazioni teoriche era un fatto che Dio avesse creato l’universo. Dunque l’universo non ha avuto inizio ma esiste da sempre e quindi non ha senso ricorrere a Dio. D’altra parte però l’uomo è mortale e finito e non riuscirebbe mai a produrre sistemi o oggetti di queste caratteristiche. La mancanza di un inizio e una fine dell’universo suggellava l’esistenza di Dio. Solo l’infinito può creare cose infinite.

La civiltà umana è nata circa cinquemila anni fa e solo da quattrocento anni (tempo di Copernico) si è avuta coscienza della struttura dell’universo, ben poca cosa rispetto a tredici miliardi di anni fa. Ciò è potuto avvenire quando la scienza è divenuta “laica”.

Moltissimi scienziati, come già detto, non credono in Dio creatore, anche perché sembra che ci potrebbe essere stato un pre-Big Bang. E’ forse spostando la data presunta dell’inzio delle cose che si può mettere in discussione la Regia? Dice Gay Consolomagno, Direttore della Specola Vaticana, in un’intervista alla rivista Jesus nel 2016: E. Hawking? “E’ un uomo meraviglioso, ma non migliore del padre della teoria del Big Bang, che era un prete belga.”

Il rapporto fra scienza e religione dovrebbe essere all’impronta del reciproco rispetto e le due entità non devono ostacolarsi l’un l’altra. Diceva Einstein: “La scienza senza la religione è zoppa, ma la religione senza la scienza è cieca”.

La chiesa non deve vedere con sospetto chi e come si indagano le leggi dell’universo, come che questo potesse portare ad un indebolimento della sua fede. Al contrario una più intima comunione con le leggi dell’universo, così complesse e perfette, susciterà maggiore ammirazione per la grandezza e la maestà dell’opera di Dio.

Capisco ora quindi perché il mio parroco continua ad interessarsi e guardare con scrupolo l’astrofisica, la sua evoluzione, i suoi scopi e i suoi significati.

Marco Guiduzzi (Cesena)