Trump invia i militari al confine con il Messico

Polizia federale messicana pattugliano la zona di confine con gli Usa. Migranti
Polizia federale messicana pattugliano la zona di confine con gli Usa. EPA/ALEJANDRO ZEPEDA

WASHINGTON. – Donald Trump rilancia la sfida sull’immigrazione e annuncia l’invio dei militari al confine con il Messico per fermare il flusso illegale di immigrati in attesa che venga costruito il muro promesso. “E’ un grande passo”, dice il presidente Usa, mentre emergono nuove direttive messe a punto dal dipartimento di Giustizia per imporre ai giudici un sistema di quote volte a velocizzare le espulsioni e i rimpatri forzati degli immigrati clandestini.

E’ la seconda parte dell’offensiva di Trump, cominciata nei giorni scorsi con un attacco al Messico, accusato di non fermare “le carovane” di immigrati che continuano ad attraversare il confine con gli Stati Uniti. Da cui la rinnovata minaccia di una sospensione dell’accordo commerciale del Nafta se non verrà finalmente realizzato il muro, e se il governo messicano non si dimostrerà più duro nel reprimere l’immigrazione illegale.

Quindi la strigliata al Congresso per il suo immobilismo sul Daca, il programma per la protezione di giovani immigrati irregolari entrati nel Paese da minorenni: “Il programma di protezione dei dreamer è morto”, ha sentenziato nel weekend il presidente degli Stati Uniti. E a margine dell’incontro con i leader dei Paesi baltici alla Casa Bianca, è arrivato l’annuncio sulla mobilitazione delle truppe.

Ma l’obiettivo finale resta sempre la costruzione del muro, dossier che rimane impigliato nella diatriba sul finanziamento dell’opera ostacolato dal Congresso, che nella legge di bilancio approvata nei giorni scorsi ha stanziato allo scopo soltanto 1,6 miliardi di dollari.

La furia di Trump lo avrebbe anche portato, secondo quando riferito da fonti di stampa, a fare pressing sul Pentagono, avanzando al segretario alla Difesa James Mattis la proposta di finanziare il muro con fondi della Difesa in quanto priorità per la sicurezza nazionale.

Trump ha comunque riferito di aver già parlato con Mattis del dispiegamento delle truppe: “Abbiamo pessime leggi per le nostre frontiere e faremo qualcosa a riguardo, ne ho parlato con il generale Mattis. Fino a quando non avremo il muro, proteggeremo il nostro confine con i militari. E’ un grande passo. Non lo abbiamo fatto prima”.

Un passo senza precedenti in effetti, così come le direttive per i giudici sulle quote per le espulsioni: stando a quanto riferisce il Washington Post, viene chiesto loro di risolvere almeno 700 casi all’anno per ricevere un giudizio “soddisfacente” delle proprie mansioni. Uno standard che, lamentano i sindacati, rischia di minare l’indipendenza della giustizia.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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