Prima condanna nel Russiagate, “esemplare” per chi mente

Russiagate, il ministro della giustizia Usa Sessions al Senato. Trump
Russiagate, il ministro della giustizia Usa Sessions al Senato. (Xinhua/Yin Bogu)

WASHINGTON. – Una sentenza “esemplare”, la prima nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate, che vuole essere un monito per chi mente. Un giudice federale a Washington ha condannato a 30 giorni di carcere e al pagamento di una multa pari a 20mila dollari Alex van der Zwaan, 33enne avvocato olandese di base a Londra, di un noto studio legale che ha sede anche a New York, che ha ammesso di aver mentito all’Fbi e di non aver fornito documenti richiesti dal procuratore speciale che indaga sul Russiagate, Robert Mueller. Rischiava da zero a sei mesi di prigione.

In particolare, Van der Zwaan avrebbe rilasciato false dichiarazioni a proposito dei suoi rapporti con l’ex consigliere della campagna di Donald Trump, Rick Gates, e sui rapporti di quest’ultimo con una persona legata ai servizi segreti militari russi. Gates, anche lui indagato nel Russiagate, era il braccio destro di Paul Manafort, l’ex capo della campagna elettorale di Trump, ed è adesso tra coloro che hanno ammesso di aver mentito: l’ex top manager della campagna per l’elezione di Trump, a fine febbraio, si è dichiarato colpevole di cospirazione e per aver mentito agli investigatori e potrebbe ora collaborare per evitare una pena severissima. Per questo da alcuni Gates viene visto come ‘l’anello debole’ o l’uomo della possibile svolta nell’inchiesta.

Gli occhi restano tuttavia puntati su Manafort. Tanto più che adesso emerge – stando alla Cnn che cita un memo classificato in data 2 agosto 2017 – che fu il vice ministro della Giustizia, Rod Rosenstein, a chiedere al procuratore speciale Robert Mueller di indagare sulle accuse di collusione nei confronti Paul Manafort, oltre ad autorizzarlo ad indagare sui pagamenti che l’ex manager aveva ricevuto negli anni passati da politici ucraini.

C’è però un terzo uomo cui il procuratore Mueller sembra in queste ore dedicare particolare attenzione: è Roger Stone, ex consigliere ‘informale’ della campagna per l’elezione di Donald Trump, navigato lobbista di Washington e personaggio noto, che attira periodicamente curiosità verso di sé con dichiarazioni controverse e tweet.

Questa volta però ad attirare l’attenzione di Mueller sarebbero state le dichiarazioni di Stone circa una cena nell’agosto 2016 in cui avrebbe incontrato il fondatore di Wikileaks Julian Assange, scrive il Wall Street Journal, ricordando come proprio nel 2016 Wikileaks pubblicò migliaia di documenti ai danni di Hillary Clinton, documenti che per gli 007 Usa provenivano da agenti russi.

Intanto il presidente Donald Trump in persona torna a parlare del suo rapporto con Vladimir Putin dopo averlo invitato alla Casa Bianca: ha ribadito che a suo avviso sia una “buona cosa andare d’accordo con la Russia” e che lui potrà avere un “ottimo rapporto” con il presidente russo. Ma, ha precisato, è possibile che ciò non accada. Tuttavia, ha precisato: “Probabilmente nessuno è più duro di me sulla Russia”.

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