Gaza, Israele a Hamas: “Chi si avvicina rischia la vita”

EPA/MOHAMMED SABER

TEL AVIV. – “Che Hamas cessi le provocazioni. Chi si avvicina ai recinti di frontiera, rischia la vita”: in un sopralluogo alla ribollente linea di demarcazione fra Israele e la Striscia di Gaza, il ministro della difesa israeliano, Avigdor Lieberman, ha voluto oggi essere il più esplicito possibile. “Abbiamo stabilito regole di comportamento e non le cambieremo” ha garantito.

In quelle ore al Cairo il Consiglio della Lega araba stava discutendo le ripercussioni dell’uccisione, venerdì, di 15 palestinesi da parte dell’esercito israeliano durante disordini seguiti a una ‘Marcia del Ritorno’ di decine di migliaia di persone dirette verso il confine. La Lega araba ha fatto appello alla Corte penale internazionale (Cpi) affinché istituisca con urgenza una commissione di inchiesta “per crimini di guerra e crimini contro l’umanità”, di cui, afferma, si sono macchiati i dirigenti israeliani nei confronti di “civili disarmati”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Human Rights Watch (Hrw) ha espresso esecrazione per gli ordini impartiti ai soldati israeliani al confine dai loro comandanti e per un uso “eccessivo e ingiustificato della forza”. Ma di fronte a queste accuse Lieberman è rimasto inamovibile. “La maggior parte dei palestinesi uccisi – ha precisato – erano membri conosciuti delle ali militari di Hamas e della Jihad islamica, e non civili innocenti”.

La ‘Marcia del Ritorno’ – ha insistito – è stata una provocazione organizzata ad arte dell’ala militare di Hamas, per colpire la nostra sovranità”. Hamas progetta di ripetere gli affollamenti di protesta lungo la linea di demarcazione fino al 15 maggio: ossia nel 70/mo anniversario della Naqba, la ‘catastrofe’ della nascita dello stato di Israele.

Sulla linea di demarcazione si sono avuti incidenti. Centinaia di dimostranti hanno cercato di danneggiare i reticolati, secondo il portavoce militare, e sono stati dispersi. Uno di essi, un giovane di 25 anni, è stato colpito a morte. Si tratta del 17/mo ucciso in quella zona zona da venerdì, dopo che ieri in un ospedale di Gaza era morto un militante della Jihad islamica.

A Gaza, su istruzione di Hamas, i giovani sono impegnati ad accumulare pneumatici e a raccogliere specchi. Lo scopo è di mettere in difficoltà, venerdì prossimo, i cecchini di Israele, abbagliandoli con i raggi del sole e creando una cortina fumogena con i pneumatici in fiamme. Chi parteciperà alla dimostrazione farà bene a non portare con sé cellulari, – istruiscono gli organizzatori – a non indossare abiti bianchi, a mettersi una maschera e a non sostare a lungo nello stesso posto.

I dimostranti si preparano a uno scontro duro. L’incubo dei responsabili militari israeliani è che riescano ad aprire una falla, consentendo a migliaia di palestinesi di sciamare in Israele. I primi villaggi ebraici distano a poche centinaia di metri dal confine.

In questo clima esasperato, un raggio di tenue ottimismo è giunto oggi da un’intervista rilasciata alla rivista Atlantic dal principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman. “Credo che ogni popolo, ovunque, abbia diritto di vivere nella propria pacifica nazione. Sia i palestinesi sia gli israeliani hanno diritto di vivere sulla propria terra”.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)