Caos treni contro la riforma Macron, scontri a Parigi

Scontri degli scioperanti con la polizia a Parigi. EPA/ETIENNE LAURENT

PARIGI. – Pendolari sull’orlo di una crisi di nervi: pesanti disagi in Francia nel primo grande giorno di sciopero contro la riforma ferroviaria voluta da Emmanuel Macron. Un “martedì nero” dei trasporti, come lo definiscono Oltralpe, segnato anche dalla tensione nel corteo che ha visto scendere in piazza migliaia di persone a Parigi, tra Gare de l’Est e Gare Saint Lazare, e macchiato dagli scontri tra casseurs in passamontagna e gendarmi.

Scene di caos si sono vissute nelle grandi stazioni parigine, soprattutto durante le prime ore del mattino, quando la folla di pendolari accalcata sulle banchine si è avventurata sui binari deserti alla Gare de Lyon, probabilmente nel tentativo di trovare un minimo di spazio vitale dinanzi al rischio di restare schiacciati.

In un duro braccio di ferro con i sindacati, si gioca tutto il giovane presidente francese che vuole abolire l’annoso statuto dei ferrovieri per le future assunzioni, ma anche liberalizzare il mercato ferroviario aprendolo alla concorrenza come avvenuto in Italia e Germania, e ridurre gli oltre 50 miliardi di debito accumulati dalla Sncf.

C’è chi considera addirittura che si tratti della sfida più cruciale del suo mandato. Come dire, se riuscirà a riformare la Sncf tutte le altre riforme saranno una passeggiata di salute, altrimenti sarà paralisi. Una cosa è certa. Nessuno dei suoi predecessori all’Eliseo c’è mai riuscito. Questa riforma – ha dichiarato il premier Edouard Philippe – “non ha come obiettivo di privatizzare la Sncf, né di chiudere le piccole linee” di provincia. Ma solo di “uscire da uno status quo” che “non è accettabile” e di “aprire l’insieme del sistema ferroviario alla concorrenza”, ha assicurato, dicendo che si tratta di una “riforma ambiziosa” per “fornire un servizio di qualità agli utenti”.

Nel giorno in cui un dipendente su 3 della Sncf ha incrociato le braccia, con punte di oltre il 70% tra i macchinisti, il capo del governo ha poi tuonato contro una mobilitazione organizzata ad arte “per produrre il massimo impatto sugli utenti”. “I milioni di francesi che vogliono spostarsi vanno ascoltati. Rispetto chi fa sciopero ma in egual misura rispetto tutti coloro che vogliono continuare ad andare al lavoro”, ha detto.

“Il governo terrà duro”, ha garantito la ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne, aggiungendo di voler agire con i sindacati “nella concertazione e nel dialogo”. Ma questa “riforma va portata in porto”, ha avvertito. Da parte sua, il leader del sindacato Cgt, Philippe Martinez, ha esortato i ferrovieri a “non vergognarsi di bloccare l’intero Paese”. “Non vogliamo un conflitto duro – ha puntualizzato -. Ma ci siamo trovati costretti ad arrivare fin qui”.

In media, ha circolato solo il 12% dei Tgv, il 13% degli intercity e un regionale su cinque. Per andare al lavoro, alcuni si sono ripiegati sui pullman o hanno giocato d’ingegno con il car sharing. I disagi continueranno domani con un treno ad alta velocità (Tgv) su sette e un regionale su cinque (Ter).

Contro la riforma i sindacati hanno annunciato uno sciopero senza precedenti, ‘spalmato’ su tre mesi, da oggi fino a fine giugno, ad un ritmo di due giorni di stop su cinque. Intanto, su Youtube spopola la canzone di una cantante Usa, Madeline Fuhrman, bloccata davanti alla stazione di Tolosa. Nel brano, intitolato ‘Ma chère Sncf’, ‘Mia cara Sncf’, la ventiquattrenne si interroga sullo sciopero e dice di “non capire”.

A solidarizzare con i ferrovieri anche un gruppo di trenta intellettuali, tra cui Toni Negri, la cui colletta su internet ha già raggiunto quota centomila euro. Come se non bastasse hanno anche incrociato le braccia anche alcuni piloti di Air France (garantito il 75% dei voli), i netturbini, e i dipendenti del settore energetico.

(di Paolo Levi/ANSA)