Ficara: la metà degli impiegati assenteisti, così da 30 anni

PALERMO. – La pausa caffè poteva durare fino a 136 minuti. Poi c’erano le bollette da pagare, l’auto da portare a riparare dal meccanico, il tabaccaio, le commissioni familiari. Tutto a spese del Comune, perché le assenze dal lavoro non risultavano mai. Una storia di ordinario assenteismo che, stavolta, fa numeri grossi.

Su 40 dipendenti del Municipio di Ficarra, piccolo centro della provincia di Messina, infatti, i furbetti del cartellino, secondo gli inquirenti sarebbero stati ben 23. Più della metà. Un malcostume diffuso giustificato col “si fa così da 30 anni”, detto candidamente da uno degli indagati ai carabinieri che hanno scoperto la maxitruffa. A 16 dei 23 tra impiegati e dirigenti accusati di truffa aggravata e false attestazioni e certificazioni, il gip di Patti, su richiesta della Procura, ha applicato la misura interdittiva della sospensione dalle funzioni.

L’indagine è stata avviata nel 2016 dai carabinieri della compagnia di Patti che hanno accertato, anche attraverso riprese video, una cronica, diffusa e generalizzata abitudine degli indagati ad allontanarsi per motivi personali dall’ufficio. I dipendenti finiti sotto inchiesta evitavano la timbratura dei cartellini o della scheda magnetica in modo da non far risultare i periodi di assenza dal lavoro e subire le decurtazioni di stipendio.

Nel complesso gli inquirenti hanno accertato 650 assenze arbitrarie per un ammontare di oltre 12.500 minuti. Tra i 16 destinatari della misura cautelare figurano, tra l’altro, 3 dirigenti, rispettivamente delle area tecnica, amministrativa ed economico-finanziaria, che rispondono in concorso con gli altri perché avrebbero omesso di controllare i colleghi.

I carabinieri hanno svelato l’esistenza – scrive il gip – di un vero e proprio “sistema fraudolento e patologico” ai danni della pubblica amministrazione, sviluppatosi e rafforzatosi nel tempo in un contesto di “anarchia amministrativa”.

Al Comune di Ficarra l’azione dei pubblici dipendenti era svincolata da qualsiasi forma di controllo. I 23 assenteisti non avevano alcun timore di essere scoperti. Ma gli anomali movimenti dei 23 dipendenti non sono sfuggiti ai carabinieri della stazione del paese che, conoscendo la realtà locale, durante i servizi nel centro abitato, hanno cominciato ad annotare e monitorare gli spostamenti dei vari dipendenti comunali sospettati.

Come quelli di C. G., dipendente dell’area amministrativa addetto alla predisposizione e gestione delle proposte e atti deliberativi della giunta, del Consiglio comunale, del sindaco e del responsabile d’area, che era solito uscire dalla casa comunale, naturalmente senza registrare l’assenza, per andare dal tabaccaio, al bar, al mercato, dal meccanico o all’ufficio postale. Le complessive assenze per quasi 2.500 minuti documentate dai carabinieri sono costate all’interessato l’applicazione della misura cautelare interdittiva di 9 mesi.

Analoga sorte è toccata a G. S., addetta all’ufficio segreteria del Comune, con mansioni nell’ambito del settore trasparenza e Anticorruzione. La donna, infatti, con la scusa di recarsi presso altri uffici esterni al Municipio e ovviamente senza timbrare il badge per registrare l’allontanamento, in soli due mesi ha fatto registrare ben 160 assenze.

Uno degli indagati, poi, avrebbe candidamente ammesso di aver agito in quel modo per trent’anni, confermando di aver consentito che le condotte dei propri dipendenti fossero regolate in base alla “coscienza personale”.

Lascia un commento