Sequestro soldi Lega, domani udienza in Cassazione

Lega: Francesco Belsito e Umberto Bossi con la mano sul cuore cantando l'inno della Lega
Francesco Belsito e Umberto Bossi

GENOVA. – Si giocherà domani l’ultimo, presumibile, round tra la procura di Genova e la Lega. In Cassazione si svolgerà l’udienza per il sequestro dei soldi al partito dopo la condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la maxi truffa sui rimborsi elettorali dal 2008 al 2010. Dopo l’udienza, con ogni probabilità, i giudici si riserveranno e la decisione arriverà dopo un paio di giorni.

La questione portata davanti alla Suprema corte riguarda la richiesta da parte dei pm genovesi di continuare a sequestrare tutti i fondi che in futuro dovessero arrivare nelle casse del Carroccio, fino al raggiungimento di circa 49 milioni, somma finita sui conti della Lega senza che il partito, secondo i giudici, ne avesse diritto perché frutto di una truffa a Camera e Senato.

La vicenda nasce dopo la sentenza dello scorso luglio che ha portato alle condanne di Bossi a 2 anni e due mesi e dell’ex tesoriere Belsito a 4 anni e dieci mesi, oltre a quelle per altri cinque imputati. Il tribunale aveva stabilito la confisca di quasi 49 milioni dai conti della Lega.

La procura aveva trovato quasi due milioni sui conti del Carroccio e aveva chiesto più volte di poter sequestrare anche le somme che in futuro sarebbero entrate. I giudici del Riesame avevano negato tale possibilità spiegando che il denaro andava cercato nei conti e tra gli immobili delle persone fisiche, in primis il Senatur e tutti gli altri.

Ma i giudici avevano deciso che a Bossi può essere prelevato solo il quinto del vitalizio da parlamentare europeo. Nel frattempo, uno degli ex revisori contabili aveva presentato un esposto in procura e il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il sostituto Paola Calleri avevano aperto una inchiesta per riciclaggio.

Gli accertamenti, per questo filone di indagine, riguardano il possibile reimpiego occulto dei “rimborsi truffa” ottenuti da Bossi e Belsito, secondo l’ipotesi accusatoria travasati attraverso conti e banche diverse, al fine di metterli al riparo da possibili sequestri. I

n altre parole, nell’opinione dei pm, quei fondi sono stati incamerati, riutilizzati e forse messi al sicuro dai sequestri consapevolmente dalla Lega durante le gestioni di Maroni e Salvini. Un arco temporale in cui il partito, che all’inizio si era costituito parte civile contro il suo fondatore, aveva rinunciato a ogni pretesa.

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