Un milione di famiglie senza lavoro, oltre metà al Sud

ROMA. – In oltre un milione di ‘case’ il lavoro non c’è. Magari si va avanti con una pensione o con altre rendite ma nessuno esce la mattina per andare in ufficio o in fabbrica. Nonostante una lieve riduzione il fenomeno persiste, anche perché al Mezzogiorno invece di scendere il numero di famiglie senza occupati sale, coprendo oltre la metà del totale dei casi. La conseguenza è, ancora una volta, l’allargamento del divario tra Nord e Sud.

A rilevarlo è l’Istat, che in una serie di tavole ha incrociato i dati del 2017 sulle forze lavoro con quelli sulle condizioni familiari. Dalla radiografia dell’Istituto di statistica, oltre alle croniche sofferenze, emergono anche nuove tendenze. E’ così che in oltre mezzo milione di nuclei lei lavora mentre lui non ha né uno stipendio né una pensione che derivi da qualche impiego del passato.

Una realtà, questa, che sembra paradossale in cui Paese a bassa occupazione femminile. Il dato rappresenta una sorta di squilibrio in un mare magnum dove le medie inchiodano il tasso di donne con un lavoro ancora intorno al 50%. Ma la distanza tra i generi si accorcia, quasi scompare, se si guarda alle single, tra cui hanno un impiego ben 7 su 10. Le cose cambiano quando ci si sposa o si va a convivere e soprattutto se si fanno più di due figli. Tutto è poi più difficile al Sud.

Il 56% delle famiglie senza un reddito da lavoro si trova qui: 600 mila su 1 milione e 70 mila. E mentre il dato nazionale è in calo, seppure di poco (-1,4%), quello del Sud è in rialzo (+2,2%). Si capisce che ad abbassare la media è l’altra parte dello Stivale: il Nord (-5,3%) e il Centro (-6,1%). Il Mezzogiorno è dunque in netta controtendenza. Una marcia indietro che non può non ripercuotersi anche sul Paese nel suo complesso. Insomma, da qualunque parti la si osservi la ‘questione meridionale’ non fa che riaccendersi.

L’Istat tiene sott’occhio anche la condizione femminile. Donne che si rimboccano le maniche quando l’uomo non trova un posto né lo ha mai avuto. Lei lavora, anche solo part time, e lui è disoccupato o inattivo, cioè fuori da un mercato del lavoro in cui probabilmente non ha però mai messo piede (visto che manca l’assegno pensionistico).

L’Istituto di statistica conta, ed è la prima volta, 545 mila casi di questo tipo (che diventano 973 mila includendo anche le famiglie dove il marito o il convivente incassa almeno una pensione). E quando la donna non divide con nessuno il suo tetto ecco che in fatto di occupazione è quasi un testa a testa con l’altro sesso (70,1% contro 76,8%).

Anche nei nuclei monogenitore la percentuale delle donne con un lavoro è piuttosto alta (62,8%). Quando si è in coppia il tasso di occupazione femminile inizia a scendere e tra le mamme con tre o più figli lavorano solo quattro su dieci. Alla fine quindi non stupisce che il ritardo nei confronti della componente maschile sia di oltre venti punti. Un altro divario duro da scalfire.

(di Marianna Berti/ANSA)

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