Cade divieto per militari, possono costituire sindacati

ROMA. – Al palazzo della Consulta la definiscono una decisione storica: cade il divieto di costituire associazioni sindacali per i militari. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato parzialmente fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 1475 comma 2 del Codice dell’ordinamento militare, proprio nella parte in cui vieta a soldati, avieri, marinai, carabinieri e finanzieri di costituire associazioni professionali a carattere sindacale. Resta, invece, il divieto di “aderire ad altre associazioni sindacali”.

La questione è stata discussa nella camera di consiglio e la decisione è stata comunicata anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui la Costituzione attribuisce il ruolo di comandante delle forze armate. A sollevare la questione davanti alla Consulta era stato il Consiglio di Stato con un’ordinanza nel maggio del 2017.

I giudici amministrativi sottolineavano infatti che il divieto contenuto nel codice dell’ordinamento militare “si pone in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e con la Carta sociale europea, come interpretate dalla Corte di Strasburgo” nell’ambito di una controversia con la Francia.

Un pronunciamento, quello delle istituzioni dell’Unione Europea, che ha di fatto modificato l’orientamento della Consulta che già con la sentenza 499 del 1999 si era espressa sulla questione, dichiarando in quell’occasione non illegittimo il divieto per i militari di costituire sindacati.

Nell’ordinanza con cui il Consiglio di Stato ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, veniva però anche richiamato il potere della Consulta di “adottare dei ‘controlimiti’ all’efficacia interna di norme europee” e cioè di ritenere che “norme interne volte ad assicurare la ‘coesione interna e la neutralità delle forze armate’ non possono venir meno per contrasto con la convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Ed è quello che la Consulta ha stabilito con la decisione di oggi. Innanzitutto confermando il divieto di aderire ad altre associazioni sindacali. E poi puntualizzando che “la specialità di status e di funzioni del personale militare impone il rispetto di ‘restrizioni’, secondo quanto prevedono l’articolo 11 della Cedu e l’articolo 5 della Carta sociale europea. Restrizioni che, in attesa del necessario intervento del legislatore, allo stato sono le stesse previste dalla normativa dettata per gli organismi di rappresentanza disciplinati dal Codice dell’ordinamento militare”.

Fin quando il governo non interverrà per fissare i nuovi ‘paletti’, dunque, varranno le norme previste attualmente per le rappresentanze sindacali militari.